INTER MANCINI / MILANO – Nessun dubbio sul fatto che Mancini sia un grande allenatore, e che per intraprendere tale carriera non abbia sfruttato solo il suo straordinario passato da calciatore, ma anche la grande amicizia con Cesare Geronzi (che gli fece ottenere la ‘delega’ per guidare la Fiorentina di Cecchi Gori), famoso (anche per guai giudiziari) banchiere che alcuni anni fa teneva in scacco – tramite Capitalia, poi fusasi con Unicredit – molte società italiane, tra queste la Roma (di cui, dal 2004 al 2008, ebbe il 49% delle quote) e il Perugia (poi fallito) di Luciano Gaucci. Restando in tema calcio-malato, in passato Mancini è stato anche accusato da Chiara Geronzi (figlia del suddetto banchiere) e Sergio Cragnotti (ex patron della Lazio) di aver addirittura partecipato (attraverso la “sua”, almeno in parte, fiduciaria RomaFides) alla fondazione della Gea World (morta dopo lo scandalo Calciopoli per resuscitare nell’aprile scorso). Accuse da cui lo jesino si difese dopo la gara di Champions del 2006 contro lo Sporting Lisbona: “Si è fatta un po’ di confusione sulle origini della Gea. In quel periodo, conoscevo tutte le persone che avevano fondato quella società, che tra l’altro non si chiamava Gea, mi proposero di entrare in società ma risposi di no, anche perché poi arrivò la chiamata della Fiorentina“. Comunque la più grande macchia di Mancini è quella di non aver manifestato quel che pensava e pensavano tutti (e che poi venne accertato in sede sportiva e giudiziaria) – e che aveva fatto intendere, a difesa della sua Inter spesso martoriata da errori arbitrali (anche se erano Moratti e i suoi dirigenti a sbagliare le campagne acquisti), nei suoi primi due anni ad Appiano Gentile, – su Luciano Moggi e l’intero Sistema (in parte ancora presente) che manovrava il calcio italiano, nel processo Calciopoli andato in scena al tribunale di Napoli il 25 maggio 2010. Un tirarsi indietro consigliatogli dai suoi legali ma forse figlio anche del pessimo comunicato apparso su Inter.it il 29 maggio 2008, che sancì la chiusura dei rapporti tra lui e Moratti, poi tornati cordiali – non più quelli di un tempo – e sufficienti, dopo sei anni, per il suo ritorno in nerazzurro.
Raffaele Amato
@RaffaeleAmato9