INTER MANCINI / MILANO – Era impossibile cambiare tutto in cinque giorni, ma almeno Mancini ci ha provato. La sua Inter vista nel derby, però, ha mostrato gli stessi difetti di quella gestita da Mazzarri. Lenta nel far girar palla e confusionaria nei movimenti, fragile dopo il gol subito e sprecona davanti. Comprensibile fino a un certo punto il modulo: un 4-5-1 che ha costretto Kovacic e, soprattutto Palacio, a giocare da esterni puri, lasciando isolato Mauro Icardi, che non ha avuto appoggio nemmeno dagli interni, spesso subito oltre la mediana rossonera, con conseguente ‘schicciamento’ verso Mexes e Zapata. Il pareggio tiene in galleggiamento la squadra nerazzurra, che deve dire grazie a un Napoli scellerato se dopo la dodicesima giornata il terzo posto – al di là della distanza in classifica, oggi una chimera – è rimasto a cinque punti.
LA DIFESA – Con il pacchetto difensivo che ha l’Inter, sia la difesa a tre che quella a quattro sono rischiose. Restando alla partita di ieri, Dodò e Nagatomo non hanno prodotto nulla nella fase propositiva (solo 4 cross giusti), lasciando sempre a desiderare (in particolare il giapponese) in quella difensiva. Poi, in assenza di Vidic – il vero … – al reparto manca una vera e propria ‘guida’, un leader in grado di ridurre al minimo i cronici errori tattici di gente come Ranocchia e Juan Jesus, da riabituare alla difesa a quattro: vedi l’azione, partita comunque dallo ‘scivolone’ di Obi che ha portato al gol di Menez…
PALACIO E KOVACIC – Vero che la loro posizione è servita (non sempre) a chiudere gli spazi sulle corsie esterne, ma è altrettanto vero che confinandoli vicino la linea laterale si è assottigliata la pericolosità offensiva della squadra, anche ieri a dir poco sterile. Mancini ha detto che non avendo esterni di ruolo, sia il croato sia l’argentino dovranno sacrificarsi sulle fasce almeno fino a gennaio. Ovvero in posizioni limitanti per entrambi, limitanti per l’Inter: Mazzarri non è riuscito nell’impresa di trasformare Kovacic in Hamsik, lo jesino riuscirà in quella di trasformare il classe ’94 in David Silva? Crediamo di no. Kovacic è una mezz’ala di possesso (in Spagna direbbero un interior de posésion), al massimo un centrocampista in una linea mediana a due. Non sa attaccare lo spazio, non ha un gran tiro e si muove pochissimo senza il pallone fra i piedi. Tradotto: non può fare il trequartista, a maggior ragione il trequartista che parte dalla fascia, ruolo in cui lo spagnolo del Manchester City è un maestro. La soluzione più ideale per lui e l’Inter ci sembra il 4-3-1-2, con Kovacic a centrocampo ed Hernanes, se nelle condizioni giuste, alle spalle di Palacio e uno tra Icardi e Osvaldo.
I MIGLIORI – In una brutta partita – coi suoi limiti il Milan è stato più squadra – sono da evidenziare le prestazioni di Kuzmanovic e Guarin. Il primo, pur non essendo un regista, è in buona parte riuscito a dare ordine e tranquillità ai compagni nella gestione della palla. Dopo Juan Jesus (7,5% – dati Whoscored) è quello che ha tenuto per più tempo il pallone fra i piedi… Il colombiano, invece, è l’unico che ha mostrato un po’ di personalità (il migliore nei dribbling, 5 vinti) , in un ruolo delicato e soggetto alla dura ‘pressione’ dei rossoneri. Mancini fa bene a puntare su di loro, come farebbe bene a schierare un’Inter diversa già contro la Roma.
Raffaele Amato
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