INTER HANDANOVIC / MILANO – Alle 14 Samir Handanovic risponderà sul Twitter ufficiale dell’Inter – direttamente dagli studi di ‘Inter Channel’, con diretta testuale su InterLive.it – alle domande dei tifosi.
“Non sono un tipo spaventoso. Anche io rido… quando c’è da ridere. Soprattutto quando Kuzmanovic fa delle cazz… Parlo spesso con Vidic e sono compagno di stanza di Kovacic. Quando ho tempo libero, sto a casa. Gli applausi dei tifosi fanno sempre piacere, spero di farmi apprezzare sempre di più per i risultati personali e di squadra. Mi piacerebbe visitare Bilbao, ma durante le partite non c’è mai tempo di vedere le città. In Scozia ci sono già stato, Glasgow è una bella città e lo stadio del Celtic è molto caloroso. Una parola per descrivere il mio primo giorno alla Pinetina? Affascinante. Come portiere mi ispiravo a Schmeichel, ma guardo le caratteristiche di tutti. Pallone d’Oro? Possono darlo anche a Neuer, ma con Messi e Ronaldo è difficile darlo ad un portiere. Per me vince Cristiano. Ho aiutato Kovacic a imparare l’italiano: quando è arrivato non sapeva la lingua, ma ora non gli serve più. Vidic invece parla ancora inglese. Erede di Julio Cesar? So benissimo quello che ha fatto nell’Inter, ma io non mi sono mai dato pressione per cercare di essere al suo livello: con il tempo si giudicano le persone. Poi qui all’Inter c’è una tradizione di grandi portieri, sin dal primo giorno ho detto che mi sarebbe piaciuto far parte di questa storia. Ringrazio Juan Jesus per avermi definito il migliore, lui ha fiducia in me e io in lui, ma in campo siamo una squadra che parla poco. Quando paro un rigore prova molta adrenalina, ma quando viene tirato bene è impossibile pararlo. Seguo anche i campionati esteri e la Serie B: mi piace vedere i gol e le partite più belle. Non mi piace dare i consigli agli altri portieri: sono ancora un giocatore. Terzo posto? Molto dipende dalle prossime 3-4 partite: non c’è un grande distacco, a parte le prime due è molto equilibrato il campionato. Per forza dobbiamo crederci ed essere fiduciosi, stiamo migliorando anche come gioco. Roma e Juventus hanno le rose migliori. Stare in porta non è sempre uguale: alcune gare sei molto carico, poi magari una manca un po’ di agonismo. Ogni match è un foglio bianco, tutte sono diverse: ma prima di giocare bisogna allenarsi, non parlare. La fortuna o sfortuna può vale per una o due partite, ma non per tutto il campionato. Il pubblico interista chiede molto ed è giusto così, noi speriamo di ripagarli. Non ho un giocatore con cui vorrei giocare, vorrei giocare in una squadra vincente. Non penso nemmeno a quale sarà il mio ultimo club, sono concentrato solo sul presente. Il record dei rigori è una bella cosa, ma personalmente non patisco molto questa cosa. La svolta della mia carriera è stata l’annata a Rimini in Serie B: un gruppo fantastico che lettò anche per la promozione. Sono stato molto bene lì ed ho ancora degli amici. Da piccolo ho fatto anche altri ruoli, specie nel calcio a 5. Nel calcio moderno un portiere deve essere in grado di giocare con entrambi i piedi e fuori dalla porta. Musica? Ascolto un po’ di tutto, soprattutto canzoni slave. Mi piace ogni tanto bere un bicchiere di buon vino, ma non ho mai pensato di fare l’enologo. Ogni allenatore chiede cose diverse dal portiere, noi ci adattiamo. Importante è avere un allenatore dei portieri fisso, per questo ho voluto Bonaiuti qui con me. I giocatori che mi piacciono di più sono i centrocampisti che sanno giocare anche spalle alla porta come Pirlo e Pizarro. Ho iniziato a fare il portiere guardando mio cugino che giocava in porta. Della cucina italiana mi piacciono le cose semplice, come la bresaola, la crostata ed il caffè. Degli altri sport mi piacciono basket e pallavolo. Medel? Il suo soprannome ‘Pitbull’ parla da solo: non abbaia ma ringhia… Con Mancini va tutto bene: speriamo di migliorare e fare risultati in fretta. La partita più bella che ho giocato è stata Slovenia-Russia che ci permise di andare ai Mondiali. Le parate più difficile sono le uscite alte o basse quando non hai il senso della profondità, oppure quando non vedi partire la palla. Mi ricordo quella di Balotelli al derby. Per il 2015 auguro all’Inter di tornare competitivi e di poter lottare per lo scudetto. Per il portiere il passaggio della difesa da 3 a 4 cambia un po’ l’impostazione, ma l’importante è conoscere bene le caratteristiche dei tuoi compagni. Palacio? Non è preoccupato per la mancanza di gol: ha ancora un problema alla caviglia, ma lui è un generoso e vuol giocare lo stesso. Aiuta tanto la squadra con il lavoro sporco. A Natale vado a casa dai miei genitori: starò un po’ in famiglia e farò qualche allenamento. Io uno dei leader? Sì, mi ci sento. Ranocchia è un ragazzo in gamba e piano piano sta diventando un vero capitano: può migliorare come tutti noi, ma ha l’età giusta per fare tutto. Non vivo a Milano, non mi piace il traffico. Dell’Inter mi piace tutto: un grande club con una grande storia. L’Europa League è un obiettivo: ho visto i sorteggi e ci sono tante belle partite”.
Maurizio Russo