INTER THOHIR / MILANO – La fortuna dell’Inter è quella di essere finita nella mani di Thohir. Diciamo questo pur constatando i numerosi limiti e le stranezze della sua gestione, su tutte quella del prestito fruttifero da circa 22 milioni da lui erogato alla stesso club nerazzurro con tasso d’interesse dell’otto per cento annuo. E diciamo questo dopo averne sentite e lette di ogni sui molto presunti milionari interessati a comprare due delle tante società italiane sull’orlo del baratro, vedi Brescia e Parma: per la prima si sarebbe fatto avanti un certo Kadir Sheikh Abdul, poi bocciato da Ubi Banca per non aver fornito le dovute credenziali e garanzie, mentre per i ducali una misteriosa cordata russo-cipriota e il famoso imprenditore albanese Taci, uno che a sentir le voci avrebbe voluto comprare mezza Europa pallonara. Insomma, con la crisi tutti si sono scoperti amanti del calcio, meglio ancora tifosi di Brescia e Parma… Poi Thohir, che resta un affarista (ma affarista credibile), non ha precedenti penali come Berlusconi, Lotito, Ferrero o Tavecchio (che ha 5 condanne alle spalle) e, a differenza dei Pozzo con l’Udinese, non ‘controlla’ l’Inter tramite una finanziaria con sede in Lussemburgo, la Gesapar (solo poco più del 2% in mano alla famiglia udinese, il resto lo sta cercando di scoprire la Guardia di Finanza, che indaga anche su presunte fatturazioni false) i cui soci al 50% sarebbero due società di comodo con sede in un altro paradiso fiscale come Panama City. A questo punto possiamo dirlo, con il rischio di essere smentiti o presi a pernacchie fra qualche anno. Menomale Moratti non ha venduto l’Inter al pacco cinese Kenneth Huang, – però ci ha provato nell’agosto 2012 a dargli le quote di minoranza – al tempo definito dai giornali bonaccioni “l’amante dello sport”. Piuttosto che l’amante delle fregature.
Raffaele Amato