Inter, la mentalità di Mancini

Roberto Mancini
Roberto Mancini

INTER MANCINI / MILANO – Trasformare in top giocatori come Ranocchia e Juan Jesus, oppure cambiare testa a Osvaldo, per dirne tre non a caso, sono imprese che nemmeno Mancini potrebbe portare a compimento. Finora il tecnico non è riuscito a dare una svolta alla stagione (su 8 ne ha vinte solo 2), del resto come potrebbe con una squadra mediocre e mal assemblata nella scorsa estate (per ora ha ‘pagato’ solo Mazzarri, vero Ausilio?), mentre nel cambio di mentalità i primi risultati sono sotto gli occhi di noi spettatori paganti e pagati. La sua Inter, a differenza di quella passata, non si tira mai indietro provando sempre a vincere (dato prova anche ieri con la Juve) pur confermando quei difetti congeniti e strutturali che neanche un mercato all’altezza (Podolski ottimo acquisto, Shaqiri ancor di più. Poi servirebbero un regista, un difensore e un laterale difensivo), almeno nell’immediato, riuscirebbe a cancellare. Questa nuova mentalità è intrinseca a Mancini e nuova per la maggior parte dei componenti (da provincia) della rosa. Per questo ci vorrà del tempo e acquisti mirati per tornare a vedere una squadra competitiva. Quel tempo che continua ad assottigliarsi per la zona Champions, otto punti sono tanti visto che Napoli e Lazio, ad oggi, sono più complete e collaudate di questa Inter. Mancini è bravo (anche lui, come Mazzarri, ha dei limiti caratteriali e di ‘lettura’ della partita) e una ‘calamita’ per i giocatori bravi, ma non fa miracoli.

Raffaele Amato

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