INTER MURILLO / MILANO – Jeison Murillo interviene in prima persona per far tacere i rumours di mercato che lo vedrebbero prossimo al trasferimento all’Inter. Il difensore colombiano, intervistato da ‘calciomercato.com’, non nasconde il suo interesse per la squadra nerazzurra ma rimanda il proprio approdo a Milano a data da destinarsi: “So bene che in giro si dice che mi trasferirò all’Inter, ma io non penso che succederà, almeno nell’immediato. Ora sono concentrato sul Granada, voglio fare bene e centrare la salvezza con la mia squadra. Fin quando non indosserò la maglia dei nerazzurri, sempre che questo accada, resterò concentrato solo sul Granada”.
Ad ogni modo, Murillo è già un tifoso dell’Inter: “In tenera età sognavo di giocare nel Barcellona, perché era una squadra piena di campioni, ma in Colombia ho fatto parte del progetto di Inter Campus con il Deportivo Calì: da noi non potrebbe essere altrimenti. Conosco l’Inter fin da quando ero bambino, è la mia squadra preferita e Ivan Cordoba è stato un mio idolo. In più a Milano gioca anche il mio amico Fredy Guarin, che mi ha parlato benissimo della squadra, spero di giocare un giorno con un mio connazionale come lui. Però voglio essere chiaro: ad oggi con l’Inter non c’è niente, voglio concentrarmi solo sul Granada. Poi, un giorno, vedremo”.
Il difensore classe 1992 spiega poi come è riuscito ad annullare Messi, in quel Granada-Barcellona che lo ha reso famoso: “Quando devi marcare gente come Messi o Ronaldo, giocatori che vorresti affrontare tutti i giorni, ti prepari già molto prima della partita. Sono quegli attaccanti che sogni di marcare, giocare contro di loro ti aiuta a migliorare molto, ti fa crescere ed accumulare esperienza. Messi può non fare nulla per gran parte della partita, poi appare di colpo e trova la giocata vincente. Ronaldo invece ama dialogare di più con i compagni, sta nel vivo del gioco in modo più costante ed è anche molto fisico. Marcare uno come lui non è facile, e devi farlo con intelligenza oltreché con l’aiuto dei tuoi compagni di squadra. So che da voi in Italia si gioca un calcio molto tattico, difensivamente parlando si lavora tantissimo e i difensori possono soltanto migliorare quando vanno a giocare in Serie A”.
Gli viene poi chiesto quale sia stato il percorso che lo ha portato a diventare calciatore: “Volevo fortemente diventare un calciatore professionista, non avevo un piano B. Ho dato tutto me stesso per riuscirci, e grazie a Dio ce l’ho fatta. Ora mi godo il presente, ma vorrei sottolineare come non sia giusto utilizzare la parola “sacrificio” quando si parla di giocatori: direi piuttosto che sono sceso a qualche compromesso. Ho fatto sì tanti sforzi, perché il calcio è uno sport che richiede disciplina e responsabilità, ma quando dovevo andare a scuola lo facevo senza fare storie. Non ero un secchione, ma se dovevo studiare lo facevo. Però avevo il sogno di diventare calciatore e mi sono impegnato al massimo per raggiungerlo”.
Alessandro Caltabiano
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