INTER CAMBIASSO / MILANO – Parole a metà tra il dolce e il malinconico quelle di Esteban Cambiasso, che a ‘Sfide’ ha avuto modo di parlare dei grandi trionfi dell’Inter perdendosi però nel ricordo del compianto Giacinto Facchetti. “Andammo a trovare Giacinto pochi giorni prima della finale di Supercoppa contro la Roma. Per lui quel trofeo era speciale: sapevamo che era l’ultimo che avrebbe potuto vedere alzare dalla sua Inter. La partita iniziò malissimo e ci trovammo sotto per 3-0, ma il gol segnato da Vieira al 45′ ci fece capire che eravamo ancora vivi. Da quel momento poteva accadere di tutto, e il gol del 4-3 (punizione di Luis Figo, ndr) fu una grandissima emozione. Lo stadio esplose come se non si giocasse la Supercoppa, ma la finale di Champions”.
Quando si parla di Champions League è impossibile non tornare con la mente ad un 2010 ricco di trionfi: “Quando scoprimmo che Messi aveva segnato ed avremmo sfidato il Barcellona non eravamo proprio felicissimi. Ci sono passate tante cose per la testa, al gol di Pedro pensai che tutto il castello che avevamo costruito potesse cadere. Nessuno sulla Terra pensava che noi potessimo ribaltare la situazione, ma ci siamo riusciti e dopo quella gara la gente era entusiasta, ci fermavano per la strada dicendo che eravamo stati grandi. Io però non volevo entrare nell’ottica di avere già vinto. Mancavano ancora i 90′ al Camp Nou. In quella partita l’espulsione di Motta ci diede la forza per giocare al massimo delle nostre possibilità, ma gli ultimi minuti, quelli dopo il gol di Piqué, sono stati i più lunghi della mia vita. Sembrava che quella partita non dovesse finire più. La vittoria contro il Bayern poi fu un’emozione unica, impossibile non piangere”.
Alessandro Caltabiano