ANALISI INTER / MILANO – In termini di risultati, il passaggio da Mazzarri a Mancini è stato un autentico harakiri. Quando il toscano è stato mandato via da Thohir, cioè dopo il pareggio interno col Verona dello scorso 9 novembre, l’Inter aveva solo cinque punti di distacco dal terzo posto (obiettivo, allora come oggi, utopistico), appena tre dal sesto. Con lo jesino, in campionato in sella da 15 partite, il divario dalla zona Champions è addirittura salito a dieci punti, così come l’eventuale ultimo posto utile per l’Europa League, passato a sei lunghezze. Ma guardando anche positivo: con Mancini la squadra è migliorata sotto l’aspetto del gioco – che non è quello visto ieri al ‘San Paolo’, almeno per settanta minuti – ma soprattutto sul piano della mentalità: rispetto alla versione ‘mazzarriana’, questa Inter è più sicura di sé stessa e non si dà mai per battuta, infatti con il 2-2 di ieri è già la quarta volta (Milan, Lazio, Juve e Napoli) che riesce a rimontare situazioni di svantaggio. Una mentalità da ‘grande’, figlia del proprio allenatore e che potrà fungere da primo mattone per la costruzione di una rosa finalmente competitiva. Questa, per ora, l’unica ‘vittoria’ del nuovo corso ‘manciniano’.
Raffaele Amato
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