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Gli innumerevoli ‘por qué?’ di Wolfsburg-Inter. Basta con le chiacchiere, per una volta

Roberto Mancini


WOLFSBURG-INTER /
MILANO – “Ma come, hai Handanovic e fai giocare Carrizo?”. Un esterrefatto Paolo Bonolis (leggi qui l’intervista) ne ha dette di cotte e di crude sulla prestazione offerta dall’Inter ieri sera, ergendosi a portavoce – per l’ennesima volta – di quella parte del tifo nerazzurro che veramente non ne può più. La serie di por qué? (decisamente di “mourinhana” memoria) è lunga come una casa, una volta che ti ci metti, perchè tutto questo è davvero difficile da capire. Per carità, Carrizo nelle ultime prestazioni aveva anche ben impressionato, risultando decisivo in entrambe le sfide contro il Celtic: l’intenzione non è di farne un capro espiatorio, ma piuttosto di eleggerlo ad emblema degli errori che ieri non hanno risparmiato nessuno, neppure Mancini. Il tecnico nerazzurro questa volta ha sbagliato tutto quello che poteva, e sull’1-1 si è inventato un cambio Hernanes-Vidic (con annesso il passaggio alla tanto vituperata difesa a tre) che ha di fatto lasciato Medel e Guarin ad annegare impotenti in mezzo al centrocampo avversario. Il cambio di modulo è stato ideato con le migliori intenzioni, perché Mancini – a differenza di quanto avrebbero fatto altri allenatori italiani – ha provato a vincerla: il risultato però è stato disastroso, probabilmente per l’inadeguatezza della squadra dal punto di vista mentale. Sette minuti dopo la sostituzione, l’Inter incassa il 2-1 e continua a traballare: eppure l’ingresso di un altro centrocampista – Kuzmanovic – è arrivato soltanto all’82’, venti minuti dopo il gol di De Bruyne. Perché? Perché Mancini continua a ritardare in questo modo le sostituzioni, se ha capito qual è il problema? Dieter Hecking, uno sconosciuto ai più – con tutto rispetto – a metà del primo tempo non si è fatto alcuno scrupolo: ha afferrato per la collottola uno Schurrle a dir poco inguardabile e lo ha depositato in panchina lasciando spazio all’ottimo – e utile –  Trasch. Di lì a poco è stata la volta di Bas Dost, uno che aveva la fama di grande goleador, ma che ieri non ha giocato un pallone utile. Il coraggio del tecnico tedesco, alla fine, ha dato i suoi frutti. Perché non può farlo Mancini? Perché prima di azzardare una mossa deve sempre aspettare che la sua squadra sia sotto con due gol di scarto? Non si può sempre inseguire, o meglio, non si può sempre pretendere che tutto vada bene…

In mezzo, una serie di leziosismi ed imprecisioni tali da far venire il voltastomaco, anche da elementi della rosa che non possono assolutamente permetterseli. Juan Jesus ieri ha commesso il terzo errore grave nel giro di due partite, e la sensazione è che anche lui – nonostante la giovane età – stia terminando i crediti. Come si fa a dire “fermerò Higuain restando concentrato” se poi dimentichi sistematicamente l’avversario di turno o gli lasci lo spazio per trafiggere il portiere da fuori area? Perché non si possono fare meno chiacchiere e più fatti?
E poi c’è Gary Medel, uno che i fatti li fa eccome, ma che ieri – parlando di leziosismi – si è concesso diversi errori in orizzontale, dando spesso il via all’azione avversaria. Medel è un ottimo centrocampista quando si occupa di interdizione, uno dei giocatori con la media di precisione dei passaggi più alta di tutto il campionato: ma questo è possibile finché gioca semplice, da Medel, non da Pirlo o da Thiago Motta. Va però detto che se non altro, anche quando commette un errore, ‘El Pitbull’ fa di tutto per recuperare, anziché restarsene imbambolato ad aspettare che l’avversario perda la palla per grazia divina. Anche questo fa la differenza: un errore è consentito a tutti, ma è l’atteggiamento che proprio fa imbestialire.
Sugli errori di Carrizo si è già scritto abbastanza, mentre pochi hanno sottolineato lo scempio combinato da Nemanja Vidic al 76′. Come può un giocatore della sua esperienza regalare una punizione dal limite ad una squadra che ha un tiratore come De Bruyne e che per giunta si trova già in vantaggio? A che cosa pensava, in quel momento, il calciatore serbo?
Allo stesso modo, da molti è stato graziato Rodrigo Palacio, balzato agli onori delle cronache soltanto per il gol segnato dopo 6′ di gara. Ma come? E l’occasione che l’argentino si è divorato sull’1-1, calciando impietosamente a lato della porta? Segnare quel gol avrebbe indirizzato la partita su binari diversi, ed anche se poi fosse terminata 3-2, i nerazzurri avrebbero comunque tratto un maggiore beneficio grazie alle due reti segnate in trasferta. Con i se e i ma non si fa la storia, è vero. Ma non si può passare sopra il fatto che, per la seconda volta in tre partite, Palacio ha preferito calciare in porta (male) piuttosto che servire un compagno messo meglio al centro dell’area: contro la Fiorentina toccò ad Icardi essere ignorato, questa volta a Guarin. In entrambi i casi, per combinazione, l’Inter ha incassato una sconfitta decisamente evitabile.

Non conta tanto chi siano stati i colpevoli, questa volta. Ciò che più rende increduli e/o infuriati i tifosi dell’Inter, è che questi errori sembrano toccare a tutti. I nerazzurri hanno già buttato via in maniera scriteriata la Coppa Italia (che per l’anno prossimo avrebbe garantito quantomeno il “contentino” della partecipazione all’Europa League), ed ora hanno compromesso con altrettanta scelleratezza il passaggio del turno nella coppa europea, perdendo per 3-1 una partita che si poteva tranquillamente vincere, soprattutto per come si era messa. Perché? Chi siamo, che cos’è l’Inter, una cooperativa di beneficienza travestita da Babbo Natale? Si parla di tornare a sollevare trofei, ma – al netto delle chiacchiere – questa squadra finora ha sollevato trofei soltanto per metterli nelle mani di altre squadre, squadre che non li meritavano nemmeno più di tanto. Ce ne rendiamo conto?
La qualificazione ai quarti di finale di Europa League non sembra neppure impossibile, come tanti calciatori dell’Inter stanno evidenziando (a parole, sempre e solo a parole) in queste ore. Bisognerebbe solo vincere per 2-0 contro una squadra che ha dimostrato di avere problemi in difesa e che ieri, senza i regali della retroguardia nerazzurra, probabilmente non avrebbe segnato neppure un gol. Il problema, però, è che la squadra di Mancini sarebbe in grado di conquistare il 2-0 soltanto per poi regalare agli avversari il 2-1 a un minuto dalla fine. E poi, magari, accartocciarsi attorno all’area avversaria durante il recupero nella speranza di un pallone buono da metter dentro.
Ma perché si ha tutta questa maledetta paura di vincere? Perché?

 

 

Alessandro Caltabiano

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