WOLFSBURG-INTER / MILANO – “Ma come, hai Handanovic e fai giocare Carrizo?”. Un esterrefatto Paolo Bonolis (leggi qui l’intervista) ne ha dette di cotte e di crude sulla prestazione offerta dall’Inter ieri sera, ergendosi a portavoce – per l’ennesima volta – di quella parte del tifo nerazzurro che veramente non ne può più. La serie di por qué? (decisamente di “mourinhana” memoria) è lunga come una casa, una volta che ti ci metti, perchè tutto questo è davvero difficile da capire. Per carità, Carrizo nelle ultime prestazioni aveva anche ben impressionato, risultando decisivo in entrambe le sfide contro il Celtic: l’intenzione non è di farne un capro espiatorio, ma piuttosto di eleggerlo ad emblema degli errori che ieri non hanno risparmiato nessuno, neppure Mancini. Il tecnico nerazzurro questa volta ha sbagliato tutto quello che poteva, e sull’1-1 si è inventato un cambio Hernanes-Vidic (con annesso il passaggio alla tanto vituperata difesa a tre) che ha di fatto lasciato Medel e Guarin ad annegare impotenti in mezzo al centrocampo avversario. Il cambio di modulo è stato ideato con le migliori intenzioni, perché Mancini – a differenza di quanto avrebbero fatto altri allenatori italiani – ha provato a vincerla: il risultato però è stato disastroso, probabilmente per l’inadeguatezza della squadra dal punto di vista mentale. Sette minuti dopo la sostituzione, l’Inter incassa il 2-1 e continua a traballare: eppure l’ingresso di un altro centrocampista – Kuzmanovic – è arrivato soltanto all’82’, venti minuti dopo il gol di De Bruyne. Perché? Perché Mancini continua a ritardare in questo modo le sostituzioni, se ha capito qual è il problema? Dieter Hecking, uno sconosciuto ai più – con tutto rispetto – a metà del primo tempo non si è fatto alcuno scrupolo: ha afferrato per la collottola uno Schurrle a dir poco inguardabile e lo ha depositato in panchina lasciando spazio all’ottimo – e utile – Trasch. Di lì a poco è stata la volta di Bas Dost, uno che aveva la fama di grande goleador, ma che ieri non ha giocato un pallone utile. Il coraggio del tecnico tedesco, alla fine, ha dato i suoi frutti. Perché non può farlo Mancini? Perché prima di azzardare una mossa deve sempre aspettare che la sua squadra sia sotto con due gol di scarto? Non si può sempre inseguire, o meglio, non si può sempre pretendere che tutto vada bene…
In mezzo, una serie di leziosismi ed imprecisioni tali da far venire il voltastomaco, anche da elementi della rosa che non possono assolutamente permetterseli. Juan Jesus ieri ha commesso il terzo errore grave nel giro di due partite, e la sensazione è che anche lui – nonostante la giovane età – stia terminando i crediti. Come si fa a dire “fermerò Higuain restando concentrato” se poi dimentichi sistematicamente l’avversario di turno o gli lasci lo spazio per trafiggere il portiere da fuori area? Perché non si possono fare meno chiacchiere e più fatti?
Non conta tanto chi siano stati i colpevoli, questa volta. Ciò che più rende increduli e/o infuriati i tifosi dell’Inter, è che questi errori sembrano toccare a tutti. I nerazzurri hanno già buttato via in maniera scriteriata la Coppa Italia (che per l’anno prossimo avrebbe garantito quantomeno il “contentino” della partecipazione all’Europa League), ed ora hanno compromesso con altrettanta scelleratezza il passaggio del turno nella coppa europea, perdendo per 3-1 una partita che si poteva tranquillamente vincere, soprattutto per come si era messa. Perché? Chi siamo, che cos’è l’Inter, una cooperativa di beneficienza travestita da Babbo Natale? Si parla di tornare a sollevare trofei, ma – al netto delle chiacchiere – questa squadra finora ha sollevato trofei soltanto per metterli nelle mani di altre squadre, squadre che non li meritavano nemmeno più di tanto. Ce ne rendiamo conto?
Alessandro Caltabiano
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