INTER-JUVENTUS / MILANO – Dal punto di vista societario e manageriale la Juventus di Andrea Agnelli, che alle spalle ha i suoi cugini (l’ala Elkann, cioè i discendenti di Gianni Agnelli) pronti a defenestrarlo approfittando della sua chiacchierata scappatella con la compagna dell’ormai ex direttore commerciale (ma finché vince e genera profitti sarà impossibile…), è senz’altro un modello per l’Inter di Erick Thohir. Che però ha scelto di seguire una politica sportiva ben diversa dal suo collega, alleandosi con la discussa (tanto più in questi giorni, tra inchieste che finiranno a tarallucci e vino) e tentacolare Infront (clicca qui per i dettagli para-ufficiali dell’accordo) – la vera reggente del calcio italiano – dunque con l’asse Galliani-Lotito-Preziosi che ha partorito Tavecchio (tenendosi l’inutile Beretta) e che lotta stenuamente affinché tutto resti così com’è. Diversa la battaglia di Agnelli, sicuramente non un tipo ‘simpatico’ – specie agli interisti – ma indubbiamente capace e bravo a sfruttare l’importanza e il potere del suo cognome, che spinge per la creazione delle seconde squadre, per una riforma importante dei campionati e per dei cambiamenti drastici all’interno di chi governa il mondo calcistico italiano. I suoi alleati sono Sky, Rcs (di cui ha la maggioranza) e pochi se non pochissimi club non così affidabili per una sfida politico-sportiva difficile da vincere.
Raffaele Amato
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