INTER 60 ANNI ALTOBELLI / MILANO – Lo chiamavano e lo chiamano ‘Spillo’, soprannome che gli diede per via del fisico esile un maestro elementare ai tempi in cui militava nelle giovanili del Latina. Alessandro Altobelli, sessant’anni domani, un traguardo che festeggierà nella sua Sonnino con amici e vecchi compagni. Tra questi Evaristo Beccalossi, partner ideale nell’Inter tra il 1978 e il 1984, con il top raggiunto con la conquista dello scudetto nel maggio 1980. Allenatore Bersellini, tutt’altro che un sergente di ferro: “Era un amico leale e un padre per tutti noi. A me ha insegnato l’importanza di fare questo mestiere senza badare ai soldi”, ha detto ad ‘Avvenire’ il sessantenne ‘Spillo’ Campione del Mondo nel 1982 – entrò al posto di Graziani e siglò la rete del definitivo 3-1 alla Germania – e autore di 128 gol nelle undici stagioni in nerazzurro. Lasciò l’Inter per la Juventus prima dello scudetto dei record a causa del suo infelice rapporto con Trapattoni: “Vado agli Europei, segno alla Danimarca e gioco la semifinale senza squadra. Quando mi chiama Boniperti sono io che rinuncio a un contratto ancora in essere con l’Inter e affronto anche il rischio di sentirmi dare del ‘traditore’ dagli interisti, ma avevo ancora qualcosa da dare. Certo oggi rimane il rimpianto di non aver chiuso all’Inter con quel secondo scudetto dei record. Me lo sarei meritato”. Altobelli è stato un attaccante completo, è un personaggio fuori dal coro, un Mourinho da trattoria, un ruspante senza peli sulla lingua adottato dal Qatar (da dieci anni è opinionista ad Al Jazeera), dove c’è la dittatura dell’emiro e dove si disputeranno i tanto discussi Mondiali nel 2022: “Il Qatar è un bellissimo Paese, dove tutto funziona, la qualità della vita è ottima e i cittadini hanno un profondo rispetto delle leggi, cosa che da noi invece fa eccezione. È tutto pronto per il 2022 e il Mondiale di dicembre sarà una piacevole novità”, il parere tutt’altro che disinteressato dell’ex attaccante nerazzurro che rifiuta il paragone con Balotelli: “Il mio cognome, Altobelli, è l’anagramma di Balotelli, ma tra me e Mario ci passano duecento gol e tanto altro ancora. Non sono stato superiore a nessuno, ma nessuno può dire di essere stato migliore di me“.
Raffaele Amato