INTER MANCINI SACCHI / MILANO – Sacchi sentenzia dall’alto della sua conoscenza calcistica ma spesso e volentieri con fare troppo spocchioso. Però la colpa è quasi sempre dei giornalisti che lo ergono a maestro supremo anche quando dalla sua bocca escono stupidaggini che, se dette da un Trapattoni qualunque (tanto per fare il nome di uno che ha vinto più di lui), verrebbero di gran lunga messe in discussione. L’ultima stupidaggine (per usare un eufemismo) che ha detto l’ex allenatore che da molti anni fa l’opinionista-santo da venerare in tv riguarda il gioco, nello specifico quello dell’Inter. Che non è bello nemmeno per noi, ma che non è certo “antico” come Sacchi l’ha definito. Perché nel calcio di antico c’è poco o nulla, soprattutto nel calcio si può vincere in tanti modi, non in un solo. Col tiki-taka, in contropiede e così via. Facile pensare al Barcellona di oggi e di ieri (ma quello di Luis Enrique gioca in modo più verticale rispetto a quello di Guardiola) o all’Atlético Madrid di Simeone, a cui assomiglia per certi versi l’attuale formazione nerazzurra. Ma bisogna dire che la squadra – e quindi il suo gioco – dipenda quasi totalmente dal valore dei giocatori che la compongono. Un allenatore è ‘costretto’ ad adattarsi a loro, non il contrario (tranne in rarissimi casi). Rimanendo in tema, la risposta al ‘Corriere dello Sport’ di Mancini alle critiche di Sacchi è piuttosto esaustiva: “Se io allenassi Van Basten, Gullit, Rijkaard, Ancelotti, Donadoni, Baresi, Maldini, Costacurta.. Insomma, tutti questi campioni, io farei un altro calcio. Se invece sto costruendo una squadra e devo giocare contro un’altra che è più forte di me, non sono in grado di poterla mettere sotto a livello di gioco, perché ne affronto una che è già forte, costruita e che ha delle certezze, cose che noi non abbiamo. Sarebbe da fessi comportarsi diversamente”.
Raffaele Amato
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