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Uno sguardo al 2015: pagellone di fine anno per l’Inter

I giocatori dell’Inter (Getty Images)

INTER PAGELLE 2015 / MILANO – Un altro anno si appresta a restare indietro, ma stavolta qualcosa è cambiato. Sulla sponda nerazzurra di Milano sembra tornato il sole, con l’Inter capolista in Serie A, e i tifosi della ‘Beneamata’ possono finalmente guardare avanti con la speranza che il 2016 sia l’anno della definitiva rinascita. Merito di una ricostruzione partita sul finire dello scorso anno solare, con il ritorno di Roberto Mancini e la formazione di uno staff dirigenziale solido e competente. Il mercato estivo ha visto l’arrivo di grandi giocatori, alcuni dei quali non si sono ancora espressi ai loro livelli, l’età media si attesta sui 26,8 anni, la rosa è ampiamente rivalutata, il gioco – al di là dello scivolone con la Lazio – migliora a vista d’occhio. Ed anche quest’anno, per Interlive.it arriva il momento di tracciare il bilancio.

I MIGLIORI

MANCINI: voto 9
Impossibile non partire da lui. Il ‘Mancio’ ha fatto un autentico miracolo, finora, a dispetto delle critiche che ha sempre ricevuto. Qualche errore tattico è capitato, certo, ma se dovessimo star qui ad elencare i suoi meriti – e non soltanto quelli relativi al calcio giocato – probabilmente non arriveremmo in tempo al cenone di questa sera. Il tecnico nerazzurro ha riportato la fiducia in un ambiente devastato dalla gestione di Mazzarri, prendendo la dirigenza per mano e indicando la rotta da seguire; ha saputo farsi ascoltare, ha scelto personalmente i giocatori da acquistare, ha incantato tutti – calciatori e dirigenti – coinvolgendoli in un progetto più che mai ambizioso; ha ricondotto la squadra al primo posto dopo anni di magra; ha rivalutato la rosa (da 250 a 330 milioni di euro nel giro di un solo anno, scrive il ‘Corriere della Sera’); ha riportato a ‘San Siro’ il tifoso nerazzurro, per sua natura caustico e disilluso. Difficilmente a fine stagione arriverà lo Scudetto, ma, se dovesse accadere, sarebbe il capolavoro della sua carriera e la sua definitiva, incontestabile consacrazione nell’olimpo dei grandi allenatori.

ICARDI: voto 8,5
A dispetto di una fantasmagorica crisi personale e di un presunto mancato adattamento alla nuova realtà nerazzurra, lo “scontento” Icardi può considerare il 2015 come l’anno d’oro della sua ancor breve carriera. In questi dodici mesi, ‘El Niño del Partido’ ha arraffato tutto quello che poteva. Prima si è preso il titolo di capocannoniere della Serie A della scorsa stagione, di fronte ai più quotati connazionali Higuain e Tevez, poi ha strappato la fascia da capitano dell’Inter ad Andrea Ranocchia (togliendosi pure lo sfizio di diventare il più giovane capitano sceso in campo nel derby degli ultimi cinque decenni). Il tutto, con un numero ricorrente: quel 22 tanto caro a noi tifosi nerazzurri, quello che ci riporta col pensiero ad un’euforica notte di Madrid, e ad un altro argentino che lo indossava sul campo del ‘Bernabeu’. Per una bizzarra combinazione, a 22 anni, Icardi si è trovato a diventare capocannoniere con 22 reti segnate durante la stagione 2014/15, e 22 sono anche i gol segnati da lui nell’anno solare 2015, con la bellezza di 7 assist a fare da contorno. Nessuno come lui, ma adesso è il momento di vincere anche con l’Inter.

LE TRE ‘M’: voto 8
Miranda, Medel, Murillo. Il primo, nonostante il ruolo di capitano del Brasile e gli ottimi trascorsi in carriera, è arrivato nell’indifferenza generale della stampa italiana. Il secondo è rimasto a Milano, quando gli addetti ai lavori lo consideravano soltanto un onesto e volenteroso mestierante che sarebbe stato spazzato via con la rivoluzione di Mancini. Il terzo – acquistato a gennaio – è stato a lungo considerato nient’altro che una scommessa azzardata ed imprevedibile. Tutti e tre, in modi e misure differenti, si sono presi l’Inter andando a costruire un’ossatura robusta per la squadra e una difesa difficilissima da scardinare. Su Miranda, top player di livello assoluto, non c’è neppure bisogno di soffermarsi. Medel ha impressionato per la sua capacità di adattamento, andando a ricoprire qualsiasi ruolo gli venisse richiesto e mettendoci sempre l’anima, il sudore e il sangue (anche in senso letterale). E Murillo, quell’azzardo dal nome esotico arrivato per pochi spiccioli a fare la comparsa a ‘San Siro’, adesso vale 35 milioni ed è conteso da Real Madrid e Barcellona.

Piero Ausilio: voto 7,5
L’anno scorso figurò tra i peggiori, non per sue colpe, ma perché penalizzato dallo scarso rendimento generale della squadra e dei giocatori da lui acquistati (su tutti Yann M’Vila). A differenza di Mazzarri, tuttavia, Mancini ha saputo costruire un forte asse con Ausilio: quest’ultimo ha saputo acquistare tutti i giocatori richiesti dal tecnico (da Shaqiri a Perisic, passando per Brozovic, Podolski, Kondogbia, Ljajic, Telles, Miranda, Jovetic e tanti altri), utilizzando le clausole più fantasiose e disparate per strappare condizioni vantaggiose per le casse dell’Inter. Il suo lavoro gli ha permesso anche di vincere il trofeo di Miglior direttore sportivo dell’anno. Le meritate luci della ribalta, finalmente, dopo una gavetta silenziosa durata quasi 18 anni.

I PEGGIORI

Nemanja Vidic: sv
Difficile rimproverargli l’infortunio che lo ha reso indisponibile in tutti questi mesi, ma l’ex capitano del Manchester United non può essere certo valutato positivamente. Il serbo, arrivato in pompa magna nel 2014, chiude quest’anno solare in maniera ancora peggiore rispetto al precedente: mai sceso in campo in questa metà di stagione, escluso persino dalla lista dei 25 giocatori disponibili (proprio per via dell’infortunio) e quasi sicuro partente a gennaio. Ed è un peccato, perché un giocatore della sua esperienza avrebbe potuto fare comodo in molti modi.

Andrea Ranocchia: voto 4,5
Sul campo, è stato probabilmente l’unico giocatore del vecchio corso a non rispondere positivamente all’arrivo di Mancini. Confermato temporaneamente come titolare e capitano fino al termine della stagione 2014/2015, l’umbro ha mostrato errori dilettantistici che sono costati all’Inter l’eliminazione dalla Coppa Italia (lo scorso febbraio contro il Napoli) e tante altre brutte figure (impossibile dimenticare, neanche volendo, il suo svarione nella sconfitta per 3-2 contro il Genoa). Ranocchia ha poi perso la fascia da capitano e il posto da titolare, trovandosi relegato in panchina a pochi mesi dall’Europeo al quale vorrebbe partecipare con la maglia della Nazionale. Il suo addio all’Inter, dopo cinque anni altalenanti, sembra vicinissimo nonostante il rinnovo di qualche tempo fa.

Xherdan Shaqiri: voto 5
Il suo arrivo dal Bayern Monaco, lo scorso gennaio, fu il preludio della nuova tendenza all’investimento da parte della società nerazzurra: giocatori forti e giovani, affamati, in grado di far crescere la squadra dal punto di vista tecnico, com’è accaduto poi per Kondogbia, Murillo e altri. Shaq, approdato a Milano dopo aver fatto incetta di titoli in Germania, non ha però saputo prendersi l’Inter ed ha collezionato una serie di prestazioni scialbe che gli hanno fatto perdere il posto da titolare, complice anche un difficoltoso ambientamento in Serie A. Probabilmente in questa Inter, notevolmente migliore per qualità e affiatamento, sarebbe in grado di dire la sua: il destino, però, ha voluto diversamente, e in estate lo svizzero è stato sacrificato dalla dirigenza in ragione del bilancio.

Marco Fassone: voto 5,5
Esattamente un anno fa, sulle nostre pagelle era stata evidenziata la scalata di Mike Bolingbroke ai suoi danni. Il declino dell’esperienza nerazzurra di Fassone affonda le sue radici nel 2014, con il clamoroso rinnovo milionario riservato a Mazzarri ed un contrasto (voce mai confermata) proprio con Bolingbroke. Alla lunga, l’ex direttore generale nerazzurro – ultimo uomo di Moratti, si può dire – ha pagato con l’epurazione, e la notizia del suo licenziamento è arrivata proprio quando gli echi della rivoluzione dirigenziale sembravano ormai essersi placati. A Fassone vanno comunque riconosciuti i suoi meriti, perché anche lui, in questi anni, ha partecipato alla costruzione dell’Inter che adesso si ritrova a svettare in testa alla classifica.

Alessandro Caltabiano

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