ANALISI INTER / MILANO – L’Inter ha perso a Firenze, nei modi di una piccola squadra, una partita che avrebbe potuto e dovuto chiudere nel primo quarto d’ora del secondo tempo, quando la Fiorentina era in confusione e si affidava esclusivamente a giocate individuali fini a sé stesse. Accontentandosi, abbassando baricentro e calando d’intensità ha così favorito il ritorno della formazione di Paulo Sousa. Il rosso (va detto, nono della stagione) ingiusto a Telles, che però in precedenza aveva commesso un fallo di mano in area di rigore non punito da Mazzoleni, ha poi mandato in tilt una squadra che da gennaio ha perso solidità e quell’equilibrio mentale che fino alla sconfitta con la Lazio erano stati fondamentali per l’ottenimento del primo posto in classifica. La colpa è ovviamente anche di Mancini: più di qualcosa gli sta svicolando di mano e la scelta – presa dalla o insieme alla società? – del silenzio stampa, più precisamente di dare a sé e ai giocatori l’alibi ‘arbitrale’ (a che pro? in società non c’è nessuno all’altezza per sbattere i pugni sul tavolo della Federazione) per la sconfitta, o in generale il periodo no (che è sintetizzabile con questi numeri: 6 punti nelle ultime 7 gare, 11 gol subiti senza contare la sconfitta per 3-0 contro la Juventus nella semifinale d’andata di Coppa Italia) è la peggiore nel momento sbagliato, nel momento in cui tutti dovrebbero fare ‘mea culpa’ perché il terzo posto rimane comunque ancora alla portata (Roma e Fiorentina, e alle spalle il Milan, non sono corazzate con zero problemi. Anche se le nostre sensazioni non sono positive), sempre se l’Inter torni ad essere quella di due mesi fa, brutta sul piano estetico ma tonica e cinica, senza alcuna scusa a cui aggrapparsi.
Raffaele Amato