MANCINI INTER / MILANO – L’Inter scesa in campo mercoledì contro la Juventus non era nuova sotto l’aspetto tattico: il 4-3-3 con due ali a supporto di una punta, con Medel a far da diga e Brozovic da collante tra centrocampo e attacco, lo abbiamo già visto più volte in questa stagione. Questo per dire, o per rispondere a ‘La Gazzetta dello Sport’ che stamane sostiene che in Coppa Italia Mancini abbia trovato la miglior Inter intesa anzitutto come schieramento. Non è così. Mercoledì il tecnico ha ritrovato davvero quello spirito di squadra che aveva permesso all’Inter di andare in testa alla classifica e che da gennaio si era smarrito assieme alla condizione fisica dei giocatori più importanti – su tutti Miranda, peraltro assente nell’impresa fallita solo ai rigori – e alla coesione di un gruppo forse spaccato e confuso dalla stessa confusione del loro allenatore. Ma questo spirito l’ha ritrovato in una partita dove non c’era nulla da perdere perché la qualificazione alla finale era stata quasi compromessa all’andata. Quindi in una serata particolare che poi è diventata speciale. Semmai ora Mancini deve e può sperare che il grande match con la Juventus possa aver dato una scossa – definitiva – a tutta la squadra, ridato delle certezze in vista delle decisive e ultime undici giornate di campionato. Giornate in cui l’Inter, a differenza di due giorni fa, avrà tutto da perdere, con le pressioni esterne e interne che ne conseguono. Col Palermo sarà già il primo banco di prova: non ci aspettiamo e non bisogna aspettarsi la stessa Inter vista con la Juve – è impossibile ripetere i 90′ minuti del derby di Coppa -, ma almeno una squadra più compatta, più concentrata e sicura di sé rispetto a quella degli ultimi due mesi. Perché in ballo non ci sarà solo l’onore e l’orgoglio ma, soprattutto, il terzo posto. Un squadra in grado dunque di dare un senso (Vasco docet) alla stupenda gara di mercoledì, che altrimenti resterà una delle tante imprese sfiorate.
Raffaele Amato