Mihajlovic, tanti ricordi con l’Inter: “Mancini, Moratti e Ibra…”

Mihajlovic ©Getty Images
Mihajlovic ©Getty Images

INTER MIHAJLOVIC / MILANO – Mihajlovic non dimentica l’Inter. Intervenuto negli studi di ‘SkySport’ per ‘Mister Condò’, il tecnico del Milan ha mostrato di avere ancora bei ricordi della sua esperienza in nerazzurro, nella squadra con cui ha chiuso la carriera. Proprio dall’addio al calcio parte il suo racconto: “Invecchiare in campo per me è stato molto brutto, mi son reso conto che dovevo smettere proprio durante un derby con il Milan. Stavo benissimo, calcio d’inizio, palla indietro, lancio lungo, arriva a me che salto e sento una fitta. Come facevo ad uscire in una partita così? Son rimasto in campo per altri 25′, vergognandomi e sperando di uscire, ma nessuno se ne accorgeva perché, essendo lento, non cambiava nulla se fossi stirato o no. Però non riuscivo nemmeno a calciare, così ho chiesto il cambio”.

Impossibile, parlando di quel periodo, non soffermarsi sulle figure di Moratti e Mancini, di cui poi è stato vice: “Con me Moratti è sempre stato un signore, una persona di grande classe. Sono contentissimo di averlo conosciuto e di averlo avuto come presidente. ‘Mancio’ invece è stato una delle persone più importanti nella mia vita calcistica, siamo stati insieme per tutto il nostro percorso, prima da giocatori e poi quando gli ho fatto da secondo. Quest’anno ci siamo punzecchiati? Sì, perché l’ho visto un po’ troppo nervoso (ride, ndr). Abbiamo litigato spesso anche da giocatori, persino da compagni di squadra, perché lui era uno che rompeva le scatole a tutti e io non sono uno che sta zitto. Ogni tanto ci prendevamo un po’ in giro, lui diceva che contro di lui non ho mai vinto, che è anche vero. Mi ricordava le partite di Champions, ma io gli dicevo che ci sono quelli che giocano la Champions e quelli che la vincono: “Tu la giochi, io la vinco” (stagione 1990-91, Mihajlovic giocava nella Stella Rossa di Belgrado, ndr). Ci prendevamo in giro così, ma sempre in modo sano”.

Da vice-Mancini, Mihajlovic si occupava di gestire la fase difensiva, ma soprattutto lo spogliatoio: “Non era facile, con certi personaggi. Io però sono stato avvantaggiato, perché con i giocatori sono stato anche compagno di squadra (dal 2004 al 2006, ndr) e avevo già il loro rispetto, sia da giocatore che da secondo. Fu strano, perché a giugno ero un giocatore e a luglio ero seduto al tavolo con gli allenatori e guardavo i ragazzi. Anche in pullman mi mettevo davanti ma stavo girato, al punto che ‘Mancio’ mi diceva di andare a mettermi con i miei ex compagni. Non avevo ancora l’idea dell’allenatore, ero ancora un giocatore. Ora ho cambiato mentalità, ma fino a non molto tempo fa ragionavo ancora da giocatore. Nei primi tempi guardavo sempre dove c’era il pallone e ‘Mancio’ guardava dove non c’era. Lui mi diceva che sbagliavo, infatti poi cresci e impari le cose grazie all’esperienza e ai consigli che ti danno”.

Infine, si parla del suo legame non sempre idilliaco con Ibrahimovic: “Ricordo che quando Branca gli propose l’Inter, lui disse “Là c’è Mihajlovic”. Branca allora venne da me a parlarmi del mio rapporto con Ibra, che era un po’ teso, in un’Inter-Juventus aveva anche cercato di darmi una testata. Io però a Branca dissi che non avevo alcun tipo di problema con Zlatan e che doveva parlarne con lui, non con me. Alla fine siamo diventati grandi amici, lui è anche venuto con me a presentare un libro in Serbia e c’era anche alla mia partita di addio, oggi abbiamo un ottimo rapporto”.

A.C.

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