L’Inter e “Frank di Burro”: quando Mou parlava di prostituzione intellettuale…

De Boer (inter.it)
De Boer (inter.it)

INTER DE BOER / MILANO – Una scelta coraggiosa, quella di Frank di Burro de Boer, non c’è dubbio. Il tecnico classe 1970 di Hoorn ha mostrato fegato da vendere scegliendo di sedersi su una panchina calda come quella dell’Inter. L’olandese, del resto, lo ha già detto in modo chiaro: “Non ho nessuna paura, vengo dall’Ajax…”. Una dichiarazione che va interpretata analizzando la storia recente dei ‘Lancieri’, un club glorioso che però, prima di de Boer, non vinceva un campionato dal 2004 e si ritrovava con un allenatore (Martin Jol) dimissionario dopo una fila di risultati negativi e un litigio con il suo vice, Danny Blind. Inizialmente, de Boer avrebbe dovuto guidare l’Ajax soltanto per un mese, traghettando la squadra fino alla sosta natalizia: invece, l’attuale tecnico interista seppe prendere le redini della situazione, sconfiggendo il Milan di Ibrahimovic e Boateng per 2-0 a ‘San Siro’ e iniziando un ciclo che si sarebbe concluso con la conquista di quattro campionati consecutivi tra il 2011 e il 2014. Nessun allenatore olandese (no, neanche autentici ‘santoni’ come Louis van Gaal o Guus Hiddink) è mai riuscito a fare altrettanto. In mezzo, l’offerta del Liverpool nel 2012, offerta che de Boer declinò considerando appena iniziato il suo percorso con il club biancorosso.

La sua avventura con l’Ajax si è conclusa pochi mesi fa, e subito ne è iniziata un’altra, quella con l’Inter. Che, per molti versi, presenta delle analogie con la prima. Quello che forse de Boer non si aspettava, però, sono le critiche indecenti al lavoro di un allenatore come lui, straniero e arrivato in una situazione d’emergenza totale. Sì, esatto, critiche. Niente da meravigliarsi che la stampa lo abbia già crocifisso: del resto, i pennivendoli giornalisti italiani – gli stessi che Mourinho accusava di “prostituzione intellettuale” – impiegano sempre poco tempo per uscire allo scoperto quando si tratta di Inter. “Frank di Burro”, “1-1 sofferto contro il Palermo” e altre provocazioni, come se l’Inter contro i rosanero non avesse dominato la partita con 22 tiri in porta subendo un gol rocambolesco all’unico tentativo della squadra di Ballardini. La domanda è questa: davvero qualcuno si aspettava che de Boer arrivasse a Milano e, senza neppure bisogno di qualche partita per conoscere i suoi giocatori, iniziasse a inanellare vittorie di fila surclassando gli avversari per 4-0? E che colpa ne ha, de Boer, se alla quarta giornata è previsto lo scontro con la Juventus? E soprattutto, perché uno come lui – che ha mietuto record su record in Olanda e che sta mostrando tutto il suo impegno in questa nuova avventura, tanto da aver già cominciato a capire l’italiano – non deve avere il diritto di lavorare tranquillo? Perché lui, che ha creduto nel nostro progetto scegliendoci a occhi chiusi, non merita la nostra fiducia? Va ripetuto, niente da meravigliarsi che la stampa si comporti così: probabilmente non ha ancora digerito il nostro Triplete, e se può metterci i bastoni tra le ruote lo fa sempre molto volentieri. Soprattutto se de Boer, che non è un ruffiano, ignora i giornalisti a tal punto da non farsi nessun amico nella stampa, cosa che a qualcun altro ha permesso di evitare critiche molto più meritate, doverose e inappellabili…

La cosa che colpisce di più, ovviamente in negativo, è però l’atteggiamento di quella parte di tifosi che, dopo aver criticato (e insultato) Mancini, ha già bocciato anche de Boer, arrivando persino ad accostarlo a Mazzarri (con tutto rispetto per quest’ultimo, tra i due palmarès non c’è assolutamente paragone). Quei fini intenditori di calcio e uomini di mondo che, pur faticando con la grammatica e non calciando un pallone dai tempi delle scuole medie, sono già riusciti a valutare curriculum, QI e doti intellettuali di un uomo che ha vinto tutto in carriera (compresa la Champions League da calciatore), che è stato protagonista con la sua Nazionale oltreché con l’Ajax e con il Barcellona, che mastica calcio professionistico dal 1987 e che parla fluentemente già quattro lingue (oltre all’olandese, de Boer conosce l’inglese, il tedesco e lo spagnolo). Il solito, insopportabile tifoso medio italiano che nel calcio trova soltanto uno sfogo alla propria frustrazione, e che rischia di rovinare il lavoro altrui avvelenandolo giorno dopo giorno a suon di ignoranza, protagonismo e superficialità. Un tifoso urlatore da stadio che ben si confà alla stampa nostrana, incapace di mostrare comprensione e obiettività, soprattutto quando si tratta di Inter. E allora mettiamola così: nessuno sa davvero chi sia e quanto valga Frank de Boer. Nessuno. Come uomo vale sicuramente tanto, per la sfida che ha accettato e per la serietà con cui la sta portando avanti, e questo almeno gli va riconosciuto. Quanto valga come tecnico, invece, sarà lui a dimostrarcelo quando ne avrà avuto il tempo e il modo. Ma certamente, a questo volenteroso allenatore straniero arrivato dall’Olanda per conoscere la nostra cultura e il nostro Paese, noi abbiamo già mostrato tutti i nostri difetti peggiori.
E, a distanza di sei anni, la lotta di Mourinho alla ‘prostituzione intellettuale’ ce la siamo già dimenticata. Adesso, anziché far muro e proteggerci a vicenda, aiutiamo direttamente i nostri stessi carnefici.

Alessandro Caltabiano

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