INTER NEWS / MILANO – De Boer e la prostituzione intellettuale. Il rispetto può sembrare l’ultimo dei problemi per un allenatore che pare ormai sul punto di essere esonerato, a prescindere dalle dichiarazioni di presunta fiducia da parte della società e dalle smentite di rito dei vari allenatori citati come possibili sostituti, ma – a nostro modo di vedere – non lo è. Ecco perché rivangare un’espressione di mouriniana memoria, espressione rimasta però stoicamente (e tristemente, perché l’Italia meriterebbe di meglio) in uso più che mai nei tempi scellerati del post-Triplete.
L’ultimo episodio è arrivato ieri. De Boer, che non può essere responsabile di quanto sta accadendo e che comunque non si è scelto da solo come allenatore dell’Inter (forse bisognerebbe chiedere un parere diretto a Suning, a Thohir o a un certo Kia Joorabchian, sempre che qualcuno riesca a scoprire dove si nascondono quando non sono intenti a sonnecchiare sulle tribune di ‘San Siro’), si è presentato ai microfoni di ‘Sky Sport’ per la consueta intervista al termine del match, ricevendo un trattamento a dir poco indegno da quelli che qualcuno definisce opinionisti. L’olandese, interpellato da Vialli, viene scambiato per suo fratello Ronald e questo scatena le risate di tutto lo studio, che si comporta come se il tecnico dell’Inter non fosse neppure presente. Al di là di sconfitte, di tattiche, di moduli e via dicendo, una cosa del genere non si può vedere. Primo, per la mancanza di rispetto totale nei confronti di una persona che – tra mille difficoltà – sta solo portando avanti il suo lavoro. Secondo, per una questione di educazione e professionalità, cosa probabilmente difficile da spiegare a chi è diventato opinionista in televisione vivendo di rendita grazie alla propria carriera da calciatore. Forse chi tratta De Boer con tanta sufficienza dovrebbe provare a sedersi al suo posto sulla panchina dell’Inter e farci sapere se trova una soluzione. L’olandese (che da calciatore ha vinto più di tutti i presunti opinionisti presenti nello studio) comunque si è comportato da signore, evitando di rispondere alla provocazione. E forse, nella sua testa, avrà ripensato con un pizzico di nostalgia alle tante interviste concesse in Paesi più civili del nostro.
Intanto, chissà se a Vialli e alla sua allegra brigata scapperà mai da ridere di fronte a un tesserato della Juventus. Difficile, conoscendo i personaggi, ma non impossibile.
Ultima nota. Triste vedere che a quel tavolo era seduto anche un certo Bergomi, a ridere insieme a un manipolo di juventini, gli stessi juventini che tra doping prima e Calciopoli poi lo hanno abbindolato bellamente per tutta la sua carriera da calciatore all’Inter. Proprio Bergomi, che qualcuno invocherebbe addirittura come sostituto sulla panchina di FdB…
A.C.