STRAMACCIONI INTER / Risolto il suo contratto con il Panathinaikos, Andrea Stramaccioni è di nuovo un allenatore libero. Nel corso di una lunga intervista al ‘Corriere dello Sport’, l’ex tecnico dell’Inter ha svelato diversi retroscena della sua avventura in nerazzurro: “L’impatto con l’Inter fu atipico, persino divertente. Mi trovai catapultato dal settore giovanile in uno degli spogliatoi più importanti e più pesanti del mondo. Era l’anno dopo il Triplete (in realtà due anni dopo, ndr) e dopo che erano stati esonerati Gasperini e Ranieri, due allenatori fantastici. I giocatori si sono visti arrivare questo ragazzino, coetaneo di molti di loro. Ricordo che, per la prima visita nello spogliatoio, avevo appuntamento con Ausilio e Branca che dovevano presentarmi. Mi avvio nel corridoio, mi giro e vedo che non c’era più nessuno con me. Da lontano Branca mi faceva segno che era meglio che andassi da solo. Mi fece pensare alla famosa barzelletta ‘Entra tu che a me viene da ridere…’. L’inizio fu da film comico. Arrivo davanti a questo benedetto spogliatoio e faccio per aprire la porta. Ma non si apre, la maledetta. Allora cerco di forzare, poi mi fanno presente che è una porta scorrevole… Faccio questa figura da ispettore Clouseau e finalmente entro. E’ stata quella frazione di secondo che dura secoli: io li guardo in faccia, finora li conoscevo solo sulle figurine. Sneijder, Milito, Zanetti, Cambiasso, Stankovic, Julio Cesar. Io dentro di me ho pensato che loro si saranno detti: ‘ma che abbiamo fatto di tanto male per meritarci questo?’. Cosa dissi loro? Io credo che quello che abbia portato il presidente a fare questa scelta sia quel poco che ha visto di qualità calcistiche di me alla Primavera. Quindi non sono qua per fare il fenomeno ma per mettere le mie qualità calcistiche al servizio della squadra, con umiltà ma anche con grande consapevolezza di quello che faccio. Questo gli ho detto. E l’inizio è stato fantastico, perché in nove partite siamo riusciti ad arrivare in Europa, vincemmo il derby 4-2 e si stabilì un grandissimo feeling con i giocatori. Non sono stupido: sono stati i giocatori che hanno detto al presidente che ero la persona giusta. Lui mi confermò, mi fece tre anni di contratto”.
Da Sneijder a Cassano: i retroscena di Stramaccioni
Nell’estate insistetti per acquistare Handanovic e Palacio, ma andarono via Maicon e Lucio che per me erano stati importanti. L’anno seguente è iniziato in maniera fantastica, vincemmo praticamente tutti gli scontri diretti: battemmo il Milan, il Napoli, la Fiorentina e poi la famosa vittoria contro la Juventus. Prima di quella partita chiamai in camera i tre attaccanti Milito, Palacio e Cassano e dissi loro che l’unico modo per mettere in difficoltà la Juve era attaccarli. Mi hanno guardato 10 secondi come se fossi un matto ma poi forse ho toccato le corde giuste. Poi in 30 secondi la Juventus era in vantaggio… Io mi sono detto che ne avremmo presi cinque e invece ci fu una grandissima reazione e vincemmo. Avevamo finito il girone di andata al secondo posto, ma successero due cose. Una sequenza di gravi infortuni a uomini chiave come Samuel, Milito, Stankovic, Palacio. E due problemi di gestione: uno con Sneijder che la società voleva cedere per capitalizzare. Lui era il mio 10 ideale, ma non accettava la nuova destinazione e la società mi chiese di metterlo fuori rosa. Dissero che ci avrebbero parlato loro, ma quando lo fecero Wesley per poco non buttò giù la porta dell’ufficio. Io non potevo fare nulla e lui lo capì. E poi Cassano, che probabilmente fu un mio errore. Per i primi 6 mesi mi ha dato tantissimo, poi si sono create tensioni anche per il suo contratto futuro. E’ finita male e mi dispiace. Ma la cosa decisiva fu che Moratti stava preparando la cessione del club. Mi aveva avvertito che cercava soci. Prima della partita con la Lazio mi disse che l’Inter non era più sua. Dopo la finale di Youth League mi convocò per offrirmi la panchina della prima squadra. Ausilio mi sconsigliava di accettare, temeva che mi bruciassi. Chiesi consiglio a Conti e Montella che invece mi dissero di accettare la sfida. All’incontro Moratti, molto freddo, tira fuori un blocco e una penna e mi chiede: allora mister, lei come farebbe giocare questa squadra? Ho detto tutto quello che pensavo e lui mi fa ‘non mi frega niente di quello che diranno, lei è il nuovo allenatore dell’Inter’. Sono caduto dalla sedia”.