INTER NEWS / MILANO – Pellegrini ricorda l’Inter. L’ex presidente nerazzurro, predecessore di Massimo Moratti, si è concesso ai microfoni di ‘Panorama’ per una lunga intervista in cui ha rievocato le sue memorie della sua avventura come numero uno della ‘Beneamata’: “Forse avremmo potuto vincere di più, soprattutto il mio primo anno, quando arrivammo terzi dietro al Verona e al Torino. Il nostro allenatore dell’epoca, Castagner, diceva che ci mancava qualcosa a centrocampo, è un’opinione che rispetto ma non condivido: avevamo un organico completo per vincere e anche la semifinale europea col Real Madrid fu condizionata dall’incidente della biglia che colpì Bergomi e impaurì i nostri giocatori”.
Pellegrini: “Sammer? Sapevo che era un campione. E Cucchi…”
Nel prosieguo dell’intervista, Pellegrini confessa di non avere rimpianti di mercato, se non uno: “Tutti quelli che ho voluto li ho portati in nerazzurro, ma la vicenda di Mathias Sammer mi brucia ancora. Lo sapevo che era un campione, e la vittoria del Pallone d’Oro mi ha poi dato ragione… ma io purtroppo diedi retta ad alcuni consiglieri che mi suggerivano di rimandarlo in Germania”. Un pensiero anche per Enrico Cucchi, ex centrocampista nerazzurro scomparso nel 1994 a poco più di 30 anni: “Ricordo una prestazione straordinaria contro il Real Madrid, io gli volevo molto bene. Era una persona sensibile, attento ai bisognosi, con Bergomi e Ferri sosteneva i Bindun, i girovaghi della solidarietà. Sono stato da poco a Tortona per ricordarlo, Enrico lo meritava”.
Pellegrini: “Scudetto dei Record, fu incredibile. I ‘tre panzer’ e Trapattoni…”
Il ricordo più bello, chiaramente, è la vittoria dello Scudetto dei Record: “Fu un momento incredibile. Avevamo una squadra fortissima, e a Lothar Matthaus e Andreas Brehme poi si unì l’anno dopo anche Jurgen Klinsmann. Tre giocatori che poi trascinarono la Germania alla vittoria della Coppa del Mondo a Italia ’90. Tra gli allenatori che ho avuto, ne ricordo due con cui ho avuto un legame speciale: Trapattoni e Bagnoli. Con loro, milanesi, potevo parlare anche in dialetto. Sono stati due collaboratori che alle spiccate capacità tecniche hanno unito anche doti morali. Persone che sapevano essere d’esempio al gruppo”.
A.C.