Inter, Amarcord nerazzurro: la grande carriera dello ‘Zio’ Bergomi

Bergomi in azione ©Getty Images

AMARCORD INTER BERGOMI / Quindicesimo appuntamento con la nostra rubrica ‘Amarcord nerazzurro’. Oggi parliamo di un difensore che, per quasi vent’anni, ha fatto la storia dell’Inter: Giuseppe Raffaele Bergomi, soprannominato lo ‘Zio’, il quale malgrado non abbia vinto tantissimo con la maglia nerazzurra, vanta molti record di precocità calcistica.

Inter, Amarcord nerazzurro: Bergomi simbolo nerazzurro ma anche di un calcio che non c’è più

Nato a Milano il 22 dicembre 1963, è diventato Campione del Mondo con la nazionale italiana l’11 luglio 1982 a soli 18 anni. Con la ‘Beneamata’ esordì il 30 gennaio 1980, nel match di Coppa Italia contro la Juventus terminato 0-0. Il suo esordio in Serie A avvenne il 22 febbraio 1981 in un Como-Inter 1-2 e, al termine di quelle stagione, raggiunse le 12 presenze nella massima serie. Da quel momento lo ‘Zio’ entrò in pianta stabile nella squadra di cui diventerà piano piano un idolo indiscusso anche dei tifosi, che vedranno in questo giovane vecchio – i suoi baffoni lo facevano sembrare più adulto e fu grazie a quelli che il compagno di squadra Giampiero Marini gli affibbiò il soprannome appunto di ‘Zio’ – una vera e propria ‘Bandiera’.

Il difensore nerazzurro dovette diventare grande presto visto che perse l’adorato padre a solo 16 anni ma, a differenza di altri giocatori, non si diede mai per vinto continuando la sua carriera sempre con tantissimo coraggio e orgoglio. Nemmeno le critiche lo abbatterono mai, soprattutto dopo certi errori, come il retropassaggio sbagliato che permise a Verza di pareggiare un derby o quello ancora più famoso al povero Borgonovo, in un Fiorentina-Inter 4-3 nell’anno dello Scudetto dei ‘Record’ ottenuto dalla squadra di Trapattoni. Un altro errore di cui forse ancora oggi, lo ‘Zio’, si rammarica, fu il pallonetto al ‘Bernabeu’ nella semifinale di andata di Coppa dei Campioni contro il Real Madrid, l’anno prima che in quello stesso luogo si laureasse campione del Mondo con la Nazionale italiana, dopo aver marcato nella finale mondiale un mostro sacro come Karl Heinz Rummenigge, che due anni dopo sarebbe diventato suo compagno di squadra.

Il suo palmares con l’Inter forse non è ricchissimo – 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa italiana, 1 campionato e tre Coppe Uefa – ma sono tanti i suoi record personali: più giovane Campione del Mondo, dietro al solo Pelé che si laureò campione a 17 anni e 244 giorni; 756 presenze nell’Inter dietro a Javier Zanetti, ma vanta il maggior numero di presenze sia in Coppa Italia (ben 119) che in coppa Uefa (96); inoltre in coppa Uefa risulta essere il giocatore con più vittorie (3), al pari di Dino Baggio e Luigi Sartor. Potevano essere quattro, ma la finale con lo Schalke 04 fu persa malamente ai calci di rigore. Con la Nazionale italiana oltre a vantare ben 81 presenze, ha avuto modo di disputare 4 Mondiali e un Europeo, con una vittoria nel 1982 e un terzo posto nel 1990. Meno fortunati furono i mondiali del 1986 e del 1998, dove in entrambe le competizioni la Nazionale italiana venne eliminata dalla Francia, nel 1986 negli ottavi sconfitta per 2-0 mentre nel 1998 ai calci di rigore.

L’arrivo di Marcello Lippi nel 1999 lo obbliga praticamente a lasciare il calcio visto che l’allenatore viareggino non lo inserì nei suoi programmi. Preferì ritirarsi piuttosto che giocare in un altro club diverso dall’Inter. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, le sue attività principali diventano quelle di allenatore delle giovanili delle formazioni lombarde: Inter, Atalanta e Como almeno fino al 2014. In questa stagione sta collaborando con Giuseppe Chieppa alla guida degli allievi regionali dell’Accademia Internazionale. Comunque la sua attività principale, che forse lo sta rendendo ancora più famoso che non da calciatore, è quella di commentatore – seconda voce nelle telecronache e opinionista in studio – per ‘Sky Sport‘ insieme a Fabio Caressa con cui ha avuto anche la fortuna di vivere e raccontare agli italiani il cammino mondiale degli azzurri di Lippi nell’estate del 2006. Quella frase: “E allora diciamolo tutti insieme!! Quattro volte: siamo campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Abbracciamoci forte, e vogliamoci tanto bene”, rimarrà per sempre nella storia al pari del Campioni del Mondo gridato tre volte da Nando Martellini ventiquattro anni prima al ‘Santiago Bernabeu’, quando fu proprio lo ‘Zio’ uno dei protagonisti in campo. Giuseppe Bergomi, un vecchio ragazzo che ha fatto del calcio una ragione di vita e che ha regalato ai cuori nerazzurri tutto il suo amore per lo sport e per l’Inter.

Gestione cookie