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Inter, Amarcord nerazzurro: Recoba il fuoriclasse mancato

Recoba (Getty Images)

AMARCORD INTER RECOBA / Sedicesimo appunto con la rubrica di Interlive.it, ‘Amarcord nerazzurro’. Oggi parliamo di un giocatore che fu croce e delizia per il tifosi interista nonché ‘grande amore’ dell’ex presidente Massimo Moratti: Alvaro Recoba.

Inter, Amarcord nerazzurro: Recoba genio svogliato

Quando vide per la prima volta una cassetta con le prodezze di questo talento uruguagio, il petroliere decise subito di portarlo all’Inter. Così nell’estate del 1997 Alvaro Recoba, nato a Montevideo il 17 marzo 1976, arrivò a vestire la maglia nerazzurra. Prima giornata del campionato 1997/98 Inter-Brescia. La squadra allenata da Gigi Simoni non riesce a sbloccarla, il ‘Fenomeno’ Ronaldo fa vedere buone cose senza però trovare il gol. Al 70′ entra Recoba al posto di Ganz, neanche il tempo di iniziare a toccare la palla e Hubner ammutolisce il ‘Meazza’ portando clamorosamente avanti il Brescia. Tutto finito, capitombolo casalingo alla prima giornata? No, il piccolo uruguagio dal sinistro al fulmicotone, prima pareggia con un missile che s’infila a togliere le ragnatele dall’incrocio dei pali alla sinistra del portiere Cervone. Poi, all’87esimo minuto, punizione per l’Inter dai 30 metri e, per par condicio, va a togliere anche quelle dall’altro lato della porta, regalando tre punti insperati all’Inter. Purtroppo fu un fulmine a ciel sereno perché la discontinuità dell’attaccante sudamericano, la sua poca voglia di allenarsi per assentarsi e andare a pescare, suo hobby preferito, fecero in modo che un talento cristallino e un sinistro inferiore soltanto a quello di Maradona, non furono mai sfruttati per la pigrizia del calciatore.

Sono tanti gli aneddoti che possono confermare sia la sua classe che il fatto che non seppe utilizzarla appieno. Per fortuna e purtroppo, ad usufruirne e nello stesso tempo a soffrirne, fu la squadra. Una delle serate più tristi del ‘Chino’, il suo soprannome visti i tratti orientali, avvenne il 23 agosto 2000 ritorno dei preliminari di Champions League contro l’Helsingborg. La formazione di Marcello Lippi dopo aver perso malauguratamente la partita di andata in terra svedese per 1-0, deve ribaltare al ‘Meazza’ la sconfitta, una situazione sicuramente non impossibile. La partita non si sblocca anche per sfortuna visto i legni colpiti e le numerosi azioni da gol create, ma ecco che all’ultimo minuto Robby Keane riesce a guadagnarsi un calcio di rigore e sul dischetto va proprio Recoba. Il giocatore, che sta ridiscutendo tramite il suo agente Paco Casal il nuovo aumento di contratto, ha una grossa occasione per chiedere un ulteriore sostanzioso aumento visto che il passaggio del turno alla fase successiva, può portare tanti bei soldini alle casse nerazzurre. Purtroppo in stile Beccalossi dei tempi passati, si fa parare il tiro da Andersson ma alla fine riuscirà comunque a chiudere un contratto da 5 miliardi di vecchie lire all’anno. In compenso sono anche tante le note positive con reti che se magari servono a poco, segnate contro squadre di media e bassa classifica, a parte la Roma sua vittima preferita, sono di una imprevedibilità e bellezza da mandare in visibilio non solo i tifosi nerazzurri.

Come non ricordare il gol a pallonetto da poco oltre la metà campo a Empoli o il gol direttamente da calcio d’angolo al ‘Meazza’ sempre contro i toscani. Un altro bellissimo ricordo per i tifosi bauscia che lo vede protagonista, è la famosa rimonta contro la Sampdoria sempre fra le mura amiche: l’Inter è sotto 2-0 e siamo al 42esimo del secondo tempo. La formazione allenata da Roberto Mancini, prima accorcia le distanze con Martins imbeccato proprio da Recoba, poi pareggia Vieri su assist di Martins e infine è proprio Recoba con il suo magico sinistro a infilare al 48esimo minuto il gol di una delle più incredibili rimonte della storia nerazzurra, che fece dire allo speaker ufficiale interista, il mitico Roberto Scarpini: “Nulla è impossibile per questa Inter“.

A parte una breve parentesi nel Venezia, da gennaio e giugno 1999, Recoba rimase nella formazione milanese dal 1997 al 2007. Nel suo periodo in laguna disputò 19 partite segnando 11 reti e regalando alla squadra veneta la salvezza, anche grazie al tecnico Novellino che riuscì a sfruttare al meglio il giocatore lasciandogli piena libertà sia in campo che fuori ma, vista la resa, con ottimi riscontri. Un’altra serata da dimenticare fu quella del 30 aprile 2003, andata delle semifinali di coppa dei Campioni contro il Milan. La partita terminò 0-0 e in quella nottata l’attaccante uruguagio confermò la sua idiosincrasia a segnare gol a squadre importanti, sbagliando un paio di occasioni abbastanza clamorose e che pesarono molto nell’economia della doppia sfida, che vide l’Inter befferdamente eliminata dopo l’1-1 della gara di ritorno. Nei 10 anni in nerazzurro e 176 incontri disputati nel campionato italiano con 56 reti all’attivo, non è mai riuscito a fare un gol né ai rossoneri né ai bianconeri, un’altra delle sue lacune e su cui i detrattori fanno molto affidamento, per dimostrare la teoria del giocatore soppravalutato. In Coppa Italia ha disputato 29 incontri con 6 gol mentre nelle coppe europee ha disputato 57 incontri con 14 reti. Al termine della sua avventura in nerazzurro, giocò ancora un anno in Serie A nel Torino per poi passare al Panionios, campionato greco e quindi nel gennaio 2010 tornare in patria al Danubio e poi da giugno 2011 al giugno 2016, quando decise di dare definitivamente l’addio al calcio, nel Nacional di Montevideo.

Per essere precisi la partita di addio con il Nacional la giocò la sera tra il 31 marzo e il 1 aprile, ma ufficialmente il suo rapporto da calciatore con la squadra uruguaiana si concluse a inizio estate. Per chiudere questo sedicesimo racconto della storia dei campioni nerazzurri, lascio la parola prima ad un grande giocatore argentino che lo ha avuto come compagno in nerazzurro, Juan Sebastian Veron, che di lui disse: “Non è stato il miglior giocatore al mondo solo perché non lo ha voluto“. Queste invece le parole sulla sua carriera dello stesso Recoba in un’intervista al mensile francese ‘So Foot’, che nel 2009 lo celebrò come uno dei più grandi perdenti della storia del calcio: “Quando smetterò di giocare di sicuro mi dirò: che stupido sono stato“. ‘Chino’ genio incompreso o ‘stupido’ – come si è definito tu stesso – dello sport più bello del mondo?

Luigi De Stefani

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Luigi De Stefani

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