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Inter, Bergomi: “Il calcio è emozione e vita”

Bergomi in azione ©Getty Images

INTER BERGOMI INTERVISTA/MILANO-L’ex difensore dell’Inter Giuseppe Bergomi, è stato intervistato da Vanity Fair, per parlare sia della sua storia calcistica, sia della sua biografia ‘Bella zio’ scritta da Andrea Vitali. La prima domanda riguardava il suo addio al calcio giocato e come ha affrontato quel momento e lui ha spiegato: “A un certo punto della carriera da zio ero quasi diventato nonno e poi alla fine della carriera dovevo essere clonato perché le prestazioni erano buone nonostante l’età. Avevo 36 anni e nel calcio ci sono momenti in cui 36 è tanto, altri in cui si superano facilmente. Lo abbiamo visto con Totti, Buffon, anche Javier Zanetti. C’è chi è andato avanti fino ai 40. Dieci anni prima di me ci si fermava a 32. La metodologia di allenamento ha permesso ai giocatori di gestirsi meglio”. Gli hanno domandato, se è rimasto calciatore anche dopo essersi ritirato e lui ha detto: “Sì, non me lo sono mai tolto. Facendo il commentatore sono rimasto vicino a questo mondo senza esserci del tutto dentro. Commento con passione, ma non faccio più la vita dei ritiri, del gruppo.Mi piace molto allenare i ragazzi, apprendono come spugne, ma anche fare le telecronache. Ovviamente la finale di coppa del mondo. Non solo però. In Borussia Dortmund-Liverpool mi sono trovato abbracciato a un tifoso del Liverpool. Il calcio è emozione e vita“. Naturalmente non poteva mancare una domanda, sui ricordi più belli della sua carriera in nerazzurro e lui ha ricordato: “Il migliore compagno di squadra è stato Riccardo Ferri perché ci siamo trovati il primo settembre 1977 sul pullman insieme ad andare a fare il primo allenamento. La miglior partita fu un Inter-Juventus 4 a 0 segnarono Rummenigge, due volte, Ferri e Collovati. Era una delle prime volte che giocavo da libero. Mi diedero tutti 9, ma avevo già sentito io di aver fatto una grande partita”. Infine gli hanno domandato qual’è stato l’attaccante più difficile da marcare e lui ha risposto: “Marco Van Basten. Era tecnico, era veloce, era forte di testa, era fisico e cattivo agonisticamente”.

Luigi De Stefani

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