Le ultime news Inter si focalizza sull’analisi dell’attacco di Spalletti a Icardi e delle sue conseguenze che chiamano in causa Marotta e Suning.
Il caso Icardi è definitivamente riesploso ieri sera con l’attacco di Spalletti allo stesso ex capitano nerazzurro. Il tecnico ha furbescamente spostato l’attenzione dalla partita con la Lazio, persa 1-0, lanciando vere e proprie bordate all’indirizzo del centravanti argentino, non convocato e presente in tribuna a San Siro, ma pure alla società per la trattativa – da lui definita “umiliante” – con l’avvocato-mediatore Nicoletti fatto mettere in campo dall’ex patron Moratti per appunto trattare il rientro in gruppo del numero 9. L’attacco spallettiano è stato umanamente penoso per i modi, meno per i contenuti. Spalletti, uno che si lega tutto al dito e da tempo ‘ingovernabile’ (ma un Conte o un Mourinho lo sarebbero ancor di più), vuol fargliela pagare a Icardi per il suo comportameno non certo da professionista (che può avere un peso sul mercato) e ha messo in piazza ragioni giuste e condivisibili, come la credibilità all’interno dello spogliatio che è requisito indispensabile per un allenatore, specie a certi livelli e in ambienti a dir poco difficili oltre che masochistici come quello nerazzurro. CLICCA QUI per le altre news sull’Inter.
La sparata di Spalletti, servita a difendere l’Inter e soprattutto sé stesso, di sicuro non gradita da Marotta che prima della partita aveva peraltro mediaticamente difeso la sua scelta scagliandosi contro Nicoletti, sancisce però ufficialmente anche la fine della sua avventura sulla panchina dell’Inter. A meno che Suning, che nei suoi quasi tre anni di conduzione del club ha spesso cambiato idee e strategie, non decida di tenerselo con il raggiungimento della Champions, probabile ma tutt’altro che scontato, e in considerazione di un contratto da quasi 8 milioni lordi in scadenza nel 2021, sovrastando il piano del proprio amministratore delegato, che vuole cambiarlo con Conte e a cui in teoria sono stati dati, o meglio dire garantiti, ampi poteri per quanto riguarda appunto gestione e cambiamenti della parte sportiva. In tal caso, poiché deligittimato, la fine sarebbe già dello stesso Marotta, uno abituato a prendere decisioni, non a subirle.
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