Lukaku è entrato a far parte della categoria dei campioni, di quelli che creano dipendenza. L’Inter si appoggia a lui, e del resto è giusto così
Lukaku non è il migliore centravanti del mondo, ma oggi è uno dei calciatori più decisivo a livello nazionale e internazionale. Questa breve e anche banale introduzione ci serve per dire che non capiamo affatto la critica rivolta all’Inter, o meglio a Conte che agli amanti del tiki taka al sugo – perfetti più per il ‘famoso’ programma televisivo che per parlare di calcio – sta profondamente sulle cosiddette, secondo cui il gioco fa schifo perché incentrato solo sul belga. ‘Palla a lui e pedalare…’. E’ verissimo, siamo d’accordo con loro ma, alla Pino Daniele (un gigante), ci chiediamo e chiediamo: ‘Che male c’è, che c’è di male…’.
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Inter, l’inevitabile (e bella) ‘dipendenza’ da Lukaku
Il Lukaku attuale è devastante, immarcabile quando è in giornata (sempre o quasi), ed è giusto, normalissimo che la squadra si appoggi del tutto a lui, seppur l’Inter abbia dimostrato di saper vincere anche senza di lui, con Conte che ha cercato delle varianti senza però successo perché non ne ha un altro dello stesso livello. Per dire, il Milan fa lo stesso con Ibrahimovic, basterebbe rivedere solo l’ultimo derby, la Juventus idem con Cristiano Ronaldo, il Barcellona con Messi. I campioni, categoria di cui Lukaku (certamente inferiore a quei tre) è entrato a far parte, catalizzano il gioco, lo impongono e creano dipendenza. Una dipendenza che alla fine dei conti, spesso e volentieri, fa la differenza. Parafrasando Andreotti, che logora chi non ce l’ha.
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