Inter: contro la Roma allo stadio ‘Olimpico’ i nerazzurri portano a casa un pareggio che lascia la squadra di Conte con l’amaro in bocca
Dopo la sconfitta contro la Sampdoria, è arrivata un’altra trasferta amara per l’Inter. Questa volta contro la Roma, match nel quale i nerazzurri sono riusciti a portare a casa solo un pareggio. La squadra allenata da Antonio Conte, raggiunta all’86’ dai giallorossi, si è dovuta accontentare di un solo punto che l’ha allontanata dal Milan capolista. E in un certo senso, questa partita ha riportato la ‘Beneamata’ alla vittoria casalinga di dicembre raggiunta contro il Napoli. Cerchiamo di capire perché.
Inter, va bene il contenimento (ma con gli uomini giusti)
Il pareggio contro la Roma allo stadio ‘Olimpico’, mai da buttare, ha lasciato l’amaro in bocca all’Inter soprattutto perché i nerazzurri fino a pochi minuti dal fischio finale stavano amministrando un vantaggio sì risicato ma a dir poco prezioso – esattamente come contro il Napoli. Atteggiamento sbagliato da parte dei nerazzurri? No. L’errore non è stato impostare l’ultima fase di gara sul contenimento per mantenere il vantaggio, lecito quando vinci, ma bensì puntare su giocatori senza le caratteristiche adeguate per tenere il baricentro della squadra alto. Corretto sostituire Vidal, Hakimi e Lautaro ma Gagliardini, Kolarov e Perisic non sono state scelte propriamente azzeccate.
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In quel momento della partita sarebbero serviti giocatori in grado di tenere la squadra alta, interpreti capaci di palleggiare e mantenere il possesso del pallone come Sanchez, Eriksen e Sensi. Invece il ‘Biscione’ si è schiacciato troppo – come contro il Napoli – permettendo ai giallorossi di assediare la retroguardia degli uomini di Conte fino al gol arrivato a pochi minuti dal 90′. Le scelte del tecnico leccese, dovute anche ad un calo fisico visibile di molti giocatori che non saltano nemmeno un match dall’inizio della stagione, possono avere una soluzione anche psicologica: ansia da vittoria. Perché se le accuse alla squadra ci stanno, eccome se ci stanno, devono valere anche per l’allenatore che deve crescere insieme ad un gruppo che, evidentemente, il salto di qualità a livello mentale non l’ha ancora fatto.