Il vero Sanchez non c’è più da qualche stagione, ma quel poco che ne è rimasto fa ancora la differenza in una Serie A di medio-basso livello. Lo abbiamo visto ieri sera ad Empoli, al di là della giocata davvero da fuoriclasse a servire il sottovalutato D’Ambrosio, sottovalutato forse anche dallo stesso Inzaghi. Se è finito il vero Sanchez, non è finita la voglia (e la ‘fame’) del cileno di esserci sempre e comunque. Il suo sentirsi giocatore. La sua incazzatura per l’uscita dal campo – gli ‘scontri’ tra calciatori e allenatori restano tra le cose più belle del calcio – è l’emblema di uno che è ancora vivo come professionista, più vivo pure di altri che vengono accostati all’Inter (Jovic, tanto per fare un nome non a caso) come suoi eventuali sostituti a gennaio.
Seppur rompiballe e polemico, se fossimo in Marotta e Inzaghi ce lo terremmo stretto ancora un altro po’, a meno che non ci sia la possibilità di arrivare a un profilo di calibro superiore. Ma questo ad oggi, per i motivi che tutti sappiamo, possiamo escluderlo.
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