Inzaghi porta l’Inter agli ottavi di Champions dopo dieci anni, scacciando il fantasma di Conte. I meriti del tecnico piacentino e quelli del suo predecessore
Il carro di Inzaghi è stracolmo dopo la qualificazione agli ottavi di Champions, un traguardo che mancava da dieci lunghi anni e che né Spalletti né, soprattutto, Conte sono stati capaci di tagliare.
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Il confronto con la seconda annata in Champions di quest’ultimo è impietoso (4°posto finale in un girone non certo più difficile di questo), però in generale i confronti tra una stagione e un’altra sono sempre complicati da fare. Possiamo dire che il gioco di Conte in Europa ha dei limiti se non vai sempre a mille all’ora, mentre quello di Inzaghi ha una leggerezza (lo dimostra pure il suo percorso europeo alla guida della Lazio) che in Champions fa la differenza.
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A Conte va riconosciuto il merito di aver costruito se non proprio inculcato una mentalità vincente e di aver fatto crescere in maniera esponenziale tanti calciatori pilastri oggi anche dell’Inter di Inzaghi. Il quale è stato bravo ad osare e a trasferire le sue idee alla squadra senza presunzione, dando quel coraggio e un po’ di libertà (in questo ricorda molto il primo Allegri post Conte) che sono mancati nelle Champions passate. Inzaghi non è e non sarà mai più bravo di Conte, nel calcio come in altri ambiti esistono delle categorie, ma all’Inter può fare e in parte sta già facendo meglio di lui.