Addio al Decreto Crescita, Marotta attacca: “Emendamento discriminatorio e miope”

Inter, Beppe Marotta non ha preso benissimo l’emendamento del senatore Pd che va a penalizzare l’industria dello sport professionistico

Beppe Marotta a Dazn

Beppe Marotta non ha preso benissimo la decisione sull’emendamento presentato dal senatore Pd, Tommaso Nannicini, in merito al Decreto Crescita per l’abolizione delle agevolazioni fiscali ai calciatori provenienti dall’estero. Queste le sue prime dichiarazioni riprese dall’Ansa: “Un emendamento specifico che penalizza solamente l’industria dello sport professionistico, oltre che miope e controproducente, è fortemente discriminatorio e conferma quanto il nostro settore sia considerato in modo residuale nel Paese”. Il dirigente sportivo ha poi proseguito: “Il decreto crescita è una norma fondamentale a sostegno dello sviluppo economico del Paese che riguarda tutti i professionisti provenienti dall’estero. Soltanto l’industria calcio, rappresenta il tredicesimo comparto nazionale. Negli ultimi 13 anni ha versato nelle casse dello Sato oltre 14 miliardi di euro di tasse e impiega circa 7700 dipendenti. Il regime impatriati applicabile ai calciatori professionisti si inserisce in un contesto di agevolazioni ben più ampio e non si può parlare di un regime specifico”.

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L’amministratore delegato è un fiume in piena e ha ulteriormente rincarato la dose dicendo: “Per i calciatori professionisti la detassazione è pari al 50 per cento e ha dunque una portata addirittura ridotta rispetto alle altre categorie di lavoratori. Ogni giorno, nelle sedi più rilevanti, lavoriamo per far sì che il campionato italiano torni quanto meno ad essere competitivo con le più importanti leghe europee che da tempo ci hanno surclassato in termini di attrattività e di ricavi. L’eliminazione del regime previsto per i calciatori professionisti presenterebbe profili di incostituzionalità in quanto i professionisti dello sport sarebbero l’unica categoria di lavoratori dipendenti esclusi dal regime fiscale che agevola i rientri dall’estero e come tali subirebbe una discriminazione”. Poi ha concluso il suo intervento dichiarando: “Siamo perfettamente allineati sulla priorità di sviluppare il movimento giovanile e coltivare i talenti italiani che garantiranno il futuro del nostro sport. Si potrebbero quindi mettere a punto alcune misure per rivedere il regime fiscale e renderlo applicabile solo alla serie A e alla serie B ad un numero massimo di tesserati per club, ponendo ad esempio quale condizione di ingresso, una soglia salariale minima al di sopra della quale il regime trovi applicazione”.

 

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