L’avventura di Brozovic con la maglia dell’Inter oscilla da un estremo all’altro, da partente a pilastro del centrocampo di Inzaghi
Anche nel mondo del calcio se ne vedono tante di storie d’amore che nascono e poi sono destinate a morire, per i motivi più disparati. Doveva essere questo il destino in serbo per il centrocampista dell’Inter Marcelo Brozovic nel lontano 2018, ma poi qualcosa è cambiato.
L’allora tecnico Luciano Spalletti aveva avuto una visione decisamente lungimirante sul futuro di quel calciatore che non aveva per nulla convinto, uscito dal campo di quel Bologna-Inter dell’11 febbraio ricoperto di insulti e fischi dopo l’applauso pungente verso i tifosi. Era stato inserito nella lista degli uscenti due settimane prima dalla dirigenza ed era in procinto di lasciare Milano con destinazione Siviglia, Spagna. Mancava un nonnulla, un battito di ciglia. Quindi il blocco, il “non ti faccio passare perché mi servi”. E menomale. Grazie Spalletti per averci creduto. Grazie Conte per averlo rimesso in piedi. Perché nel giro di un paio di anni di sacrifici, di orchestrazioni silenziose e prestazioni deliziose mai evidenziate per più di una volta, Brozovic è passato dall’essere un numero in esubero ad un mito unico: EpicBrozo, si fa chiamare dai suoi compagni di squadra. Ed ogni volta che ha il pallone tra i piedi Inzaghi sorride, è pura poesia. Senza di lui, adesso, l’Inter avrebbe perso buona parte della sua identità.
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Marcelo Brozovic è tanto importante per il gioco di Inzaghi e dell’intera orchestra interista che la dirigenza è al lavoro sul suo rinnovo di contratto da mesi, andando incontro a mille difficoltà. La richiesta del calciatore e della sua entourage sembra essere stata finalmente soddisfatta, manca davvero poco. Questo è quanto sperano anche i tifosi: ammettiamolo, forse Brozovic non sarà “il maestro” azzurro dai tocchi sopraffini della Nazionale del 2006 ma un maestro di altrettanto impareggiabile fama che si è preso tutto dal non avere nulla. E come tale va celebrato.