Da Thiago Motta a Juric passando per Mihajlovic e José Mourinho: i candidati più e meno credibili per la panchina dell’Inter in caso di addio a Inzaghi
Non vogliamo fare il funerale in anticipo a Inzaghi, la stagione deve ancora finire e quindi tutto può ancora accadere.
Certo, all’Inter degli ultimi mesi servirà davvero una grande scossa – una vittoria a Torino contro la Juve, per esempio – per tornare veramente in corsa per lo Scudetto al netto dei punti che non sarebbero nemmeno tanti dando per scontato, e scontata non sono i tre punti nel recupero con il Bologna.
Senza la vittoria del campionato non esonereremmo Inzaghi, a meno che all’interno dello spogliatoio non ci sia più fiducia in lui – difficile sapere certe cose dall’esterno – e/o ci fosse la possibilità di prendere un più bravo di lui come nel 2019 col passaggio da Spalletti a Conte. Ovvero da uno bravo a uno bravissimo.
Ragionando in tal senso, facciamo un nome: Diego Simeone. L’argentino compierà 52 anni il prossimo 28 aprile ed è da ben 11 anni e mezzo sulla panchina dell’Atletico Madrid. Con lui i ‘Colchoneros’ sono entrati nell’elite del calcio internazionale, vincendo tanti titoli – 2 volte la Liga, qualcosa di straordinario considerate avversarie del calibro di Real e Barcellona – e andando due volte in finale di Champions.
Ma Simeone, sogno di molti interisti generazione fine anni ’80-inizio anni ’90, è inarrivabile per l’Inter: pochi mesi fa ha rinnovato fino a giugno 2024, lo stipendio lordo raggiunge i 40 milioni di euro. E’ il più pagato al mondo.
Mantenendo l’effetto nostalgia, per l’eventuale dopo Inzaghi – considerato che la scelta ricadrebbe quasi certamente su un italiano o uno straniero che conosce alla perfezione il calcio nostrano – tiriamo fuori José Mourinho.
Pur sapendo che Marotta lo ‘bocciò’ già per il post Spalletti. Siamo convinti che tornerebbe di corsa, stralciando il contratto in essere con la Roma, così come che non verrebbe nuovamente preso in considerazione.
Paradossalmente diamo qualche chance in più a uno dei big della sua Inter del Triplete, vale a dire Dejan Stankovic che si sta facendo le ossa alla Stella Rossa. Indirettamente il serbo si è già proposto l’estate scorsa, dopo l’addio di Conte. Chissà in futuro…
Sempre a proposito di Triplete, più caldo può essere il profilo di Thiago Motta che con lo Spezia sta facendo un lavoro importantissimo in rapporto al valore della rosa e ai problemi con parte della società, nella fattispecie col Ds Pecini.
I liguri giocano un calcio offensivo e coraggioso, tra i migliori in Italia, con la personalità che è propria dell’italo-brasiliano. Non ci meraviglieremmo se l’Inter decidesse un giorno di ‘investire’ su di lui. Sarebbe una scommessa affascinante, ora come ora a basso costo.
Il capitolo grandi ex lo chiudiamo con l’evegreen Sinisa Mihajlovic, reduce da una stagione, probabilmente l’ultima al Bologna del tutto deludente.
Marotta lo stima fin dai tempi della Juventus, con il 53enne che fu quasi a un passo da traslocare a Torino quando andò via Conte.
Un altro ‘italiano’ in caso di addio Inzaghi: occhio a De Zerbi oltre che alla ‘suggestione’ Thiago Motta
Parlando di stima, ci risulta esserci da Marotta e non solo per Roberto De Zerbi, il cui ritorno in Ucraina, o meglio dire Russia visto che lo Shakhtar è Donetsk e quindi Donbass, appare al momento alquanto improbabile. Insomma a breve il 42enne bresciano potrebbe diventare un disoccupato a tutti gli effetti.
Lui piace tanto ai fighetti del bel giuoco e del vincere frega niente, ma il phisique du role per una big a nostro avviso ce l’ha. Specie se riuscisse a smussare qualche angolo.
Concludiamo il valzer dei papabili alla panchina dell’Inter con l’avversario di sabato, Vincenzo Italiano – ad oggi un De Zerbi meno concreto – e uno molto antipatico ma anche molto bravo: Ivan Juric, diversi anni fa all’Inter nelle vesti di vice di Gasperini.
Durò, durarono come un gatto in tangenziale, con il croato che però ha lasciato più di qualche amico alla Pinetina. Fra questi, Ausilio…