La gestione di Inzaghi aveva subito critiche per il mancato (o l’erroneo) turnover, adesso vince proprio grazie a quello
Chissà che le critiche rivolte ad Inzaghi per buona parte della seconda metà di stagione sulle mancate o errate sostituzioni non siano state accolte e che da lì ne sia uscito qualcosa di buono, un motivo in più per maturare ed invertire il trend negativo.
Sta di fatto che, soprattutto nell’ultima uscita di campionato contro lo Spezia, sono state proprio le sostituzioni – in concomitanza con gli ingressi di Lautaro e Sanchez – a produrre le due reti dell’allungo, a seguito di quella di Brozovic dalla pregevole fattura. Un segnale, questo, che lascia ben sperare. Non soltanto per l’argentino, che ha saputo farsi trovare pronto anche partendo dalla panchina, ma soprattutto per il cileno che nonostante le voci di mercato ed un minutaggio incostante è stato in numerose circostanze il vero game changer. Non un’impresa da tutti. Ma non è l’attacco ad essere l’unico reparto meritevole di elogio: non va dimenticata la difesa, ultimamente rivisitata per via di qualche acciacco di troppo che ha investito Bastoni e de Vrij.
Dall’attacco alla difesa, Inzaghi opera con maggiore scioltezza
È probabile che le cattive scelte di Inzaghi siano quindi state la conseguenza della percezione di una pressione esagerata sulla sua persona, a tal punto che non riuscisse a prendere decisioni lucide ed obiettive. Schierare sempre i soliti undici titolari si è rivelato sterile, improduttivo. Adesso, invece, dall’attacco alla difesa si nota un’operatività più sciolta, leggera. Questo è un ottimo segnale in vista della prossima stagione, a partire dalla quale il tecnico potrà utilizzare una strategia rinnovata per evitare di cadere negli stessi grossolani errori di quella attuale. Prima di allora, però, uno sguardo acuto sul finale di stagione.