Le parole dell’esterno sinistro tedesco all’inizio della sua avventura in nerazzurro dopo le difficoltà all’Atalanta ed il rapporto con il concorrente Perisic
Robin Gosens ha voluto raccontarsi in una lunga intervista per una rubrica del noto magazine locale ’11 Freunde’ da lui stesso gestita. Dall’arrivo in Italia, passando per le difficoltà d’ambientamento tra le file dell’Atalanta, fino al sopraggiunto trasferimento all’Inter ed il rapporto con il compagno di reparto, nonché concorrente per un ruolo di prim’ordine, Ivan Perisic.
“Quando sono arrivato (all’Inter, ndr) non mi sono presentato dicendo “Ciao sono Robin”, tutti sapevano già chi ero. Questo mi ha aiutato molto” apre il centrocampista. “Non posso dire lo stesso quando cinque anni fa arrivai all’Atalanta, a momenti avrei voluto sotterrarmi. Ero davvero a disagio per la situazione perché ero sbucato per la prima volta davanti ad un gruppo di persone che non sai mai come possano reagire. Non sapevo come comportarmi con loro, quali fossero le regole dello spogliatoio. Certo il primo impatto può essere gestibile perché ti aspetti che qualcuno ti venga incontro, ma le vere difficoltà sopraggiungono nel quotidiano col passare del tempo”.
“All’Inter ho ricominciato da capo. Quel che facevi nel vecchio club non conta più nel nuovo. Anche se arrivi per 100 milioni di euro devi dimostrare di meritarti un posto in squadra. Se all’Atalanta ero uno dei più anziani, ora sono un semplice nuovo arrivo che ha tutte le attenzioni addosso. Questo è un motivo in più per dare il massimo, confrontarmi con me stesso. Poi arriva la fase in cui bisogna trattare con colui al quale soffi il posto”, rivela Gosens.
Il valore del dualismo Gosens-Perisic nell’Inter
“Perisic è un grande giocatore, ho profondo rispetto per la sua carriera”, ammette il tedesco. “Ci siamo trovati subito d’accordo ma non nascondo che il mio desiderio sia quello di guadagnarmi qualche minuto in più sul campo, cosa che va certamente a suo discapito. Infondo queste sono dinamiche che tutti conosciamo, è successo lo stesso in Nazionale con Gunther. La somma di tutto ti aiuta a crescere come persone e come atleti”, conclude. I due esterni, dalle indiscusse qualità, valgono un’importante fetta del pacchetto di talenti di cui dispone Inzaghi. La loro dualistica permanenza nel gruppo, il possibile avvicendamento in base alle diverse situazioni cui l’Inter possa esser messa davanti, non sono che un tesoretto da far invidia a mezza Europa.