Inter, in vista della gara di martedì sera contro il Barcellona, l’ex attaccante Boninsegna ha dato il suo parere sulla gara e sulla squadra di Inzaghi
Oggi alle ore 18 allo stadio Giuseppe Meazza di Milano si disputerà Inter-Roma gara valida per l’ottava giornata del campionato di serie A, ma martedì sera sempre al Meazza si giocherà una sfida ancora più importante contro il Barcellona che, vista la situazione del girone, in questo momento dominato dal Bayern Monaco, vale per il secondo posto e la qualificazioni agli ottavi di finale.
Sportweek, il noto settimanale di approfondimento della Gazzetta dello Sport ha voluto intervistare l’ex attaccante dell’Inter Roberto Boninsegna.
L’ex calciatore nel lontano 14 gennaio 1970 segnò per ora, l’unica rete allo stadio Camp Nou di Barcellona in una gara di andata e ritorno ad eliminazione e non in una fase a gironi come è già accaduto. Il calciatore ricorda così quella partita valida per l’andata degli ottavi di finale di Coppa delle Fiere, che poi sarebbe diventata Coppa Uefa e ora può essere paragonata all’Europa League: “Segnai dopo sette minuti, di piede nella porta alla sinistra guardando dalla tribuna. Pareggiò Fusté, poi, più o meno alla mezz’ora, raddoppio per noi Bertini. Dopo fu una battaglia”.
L’Inter poi pareggiò 1-1 la gara di ritorno e arrivò fino alla semifinale ma venne beffata dall’Anderlecht che, dopo aver perso la gara casalinga per 1-0, andò a vincere 2-0 a San Siro.
Gli hanno chiesto, come invece potrebbe terminare la gara di martedì sera e lui ha spiegato: “Difficile dire. L’Inter oggi non è una squadra completa, manca di un vero regista. Brozovic non nasce in quel ruolo, è adattato. Però la difesa è solida: Bastoni, Skriniar e De Vrij sono forti fisicamente e perciò difficilmente superabili quando si tratta di fare a spallate in area di rigore. Handanovic è nella fase calante della carriera, ma rimane uno dei migliori che l’Inter abbia mai avuto, sugli esterni Dumfries e uno tra Gosens, Darmian e Dimarco soprattutto spingono molto, e la coppia Lukaku-Lautaro non la cambierei con nessuno al mondo”.
Nonostante l’inizio di stagione non sia stato spumeggiante, anche per l’immediato infortunio del belga, gli hanno chiesto di spiegare la sua convinzione e lui ha detto: “Perché presi singolarmente forse non sono i più forti in assoluto, ma uno accanto all’altro si completano a meraviglia. Lukaku è il punto di riferimento, è quello che dà la profondità. Lautaro è una seconda punta più tecnica, abilissima a girargli intorno, sfruttandone movimenti, sponde, spizzate di testa”.
Il Barcellona in attacco ha preso Lewandowski dal Bayern Monaco e gli hanno domandato se lo reputa superiore ai due attaccanti nerazzurri e lui ha dichiarato: “Forse, nel confronto con ciascuno degli altri due. Ma, ripeto, da vecchio centravanti dico che una coppia così bene assortita come quella interista non ha eguali in Europa. Il Barcellona ha due mezze ali giovani e di gamba come Pedri e Gabri, e il regista che manca all’Inter, Busquets”.
Gli hanno fatto notare, che dalle sua parole sembra che la colpa delle tre sconfitte in campionato e quella casalinga in Champions contro il Bayern, sia da imputare al fatto che alla squadra di Simone Inzaghi manchi il regista di ruolo e lui ha risposto: “Non voglio colpevolizzare Brozovic. Il suo lavoro lo fa anche bene, ripeto però che lui nasce come incursore, trequartista quasi, quindi il ruolo attuale non è quello naturale e forse neanche il più congeniale alle sue caratteristiche. Ma è il centrocampo tutto che mi pare il punto debole della squadra. La mia Inter aveva ruoli e mansioni definiti. Oggi vedo troppi doppioni: Calhanoglu, Mkhitaryan, lo stesso Barella, che pure è molto bravo. Mi sembrano però tutti portati ad attaccare più che a difendere. Ecco, Asllani è un regista vero, ma è anche molto giovane. Puntarci va bene ma serve pazienza”.