Inter, l’amministratore delegato Beppe Marotta presente ad un evento a Milano ha dato la sua opinione sul futuro dello sport e del calcio
Oggi pomeriggio si è svolto a Milano presso la Sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera l’evento ‘Brave New Sport’ organizzato da Infront Italia.
L’Inter è passata da Moratti a Thohir e poi alla famiglia Zhang e quindi gli hanno domandato che differenza c’è tra una proprietà italiana e una estera e nello specifico con il gruppo Suning e lui ha spiegato: “Se la domanda è riferita al passaggio Juventus-Inter, la Juve ha una proprietà che dura da cent’anni e crea valori aggiunti che è difficile avere da altre parti, come l’appartenenza e la programmazione. All’Inter sono cambiate tre proprietà in otto anni, quindi c’è stata un’instabilità che ha determinato una fatica maggiore. Ma bene che siano arrivate le proprietà straniere, perché hanno dato sostenibilità a club come Inter e Milan dopo le gestioni di Moratti e Berlusconi. La famiglia Zhang ha profuso sforzi notevoli versando 800 milioni nell’Inter, che non è poco. Poi bisogna saper creare una squadra vincente, anche dietro le quinte col management. Qui tutti i processi innovativi vanno considerati, all’Inter per esempio abbiamo Performance Lab che aiuta a migliorare l’attività agonistica di un calciatore, diventato ormai più un atleta. La tecnologia aiuta a migliorare le performance: nell’atletica i record ormai vengono bruciati di continuo perché ci si allena molto meglio rispetto al passato. Oggi la visione dell’atleta è diversa grazie anche alla nuova visione scientifica della quale ormai gode qualunque atleta, anche sul piano psicologico. Quando ho iniziato a 15 anni avevamo il calzolaio vicino allo spogliatoio per sistemare i tacchetti, oggi abbiamo figure come nutrizionisti e psicologi. Il gioco del calcio rimane comunque fondamentale, se consideriamo una società di calcio come una entertainment company lo spettacolo va garantito comunque. Ne va del risultato finale”.
Gli hanno chiesto se anche la politica di acquisizione di nuovi tifosi è cambiata e lui ha detto: “Sì, è normale innovare. Dobbiamo capire cosa vuole il nostro tifoso-cliente, anche se magari il tifoso si sentirà offeso da questa definizione visto che il tifo è visto come una religione. Dobbiamo però essere molto attenti a quelle che sono le esigenze delle nuove generazioni. Nei primi anni Duemila avevi due broadcaster e l’evento era la partita; oggi la partita non attrae come prima, al punto che ora vogliamo diversificare il nostro prodotto con attenzione al nostro interlocutore. È normale che i social e i token devono essere attenzionati, è una evoluzione strutturale dell’azienda: oggi l’organigramma di un club è di due pagine nell’album Panini, si creano profili nuovi nelle società di calcio. Prima c’erano ex calciatori, oggi siamo società di intrattenimento e i profili devono essere nella logica che il mercato chiede”.
L’ultima domanda, ha riguardato il prossimo futuro dello sport e nello specifico naturalmente del calcio e se prevede ulteriori cambiamenti e lui ha dichiarato: “Chiaro che la tecnologia avrà un ruolo importante, ma lo spettacolo è parte fondamentale del nostro business e quindi sarei per migliorare il livello dello spettacolo offerto, che negli ultimi anni, parlando di calcio italiano, è retrocesso. Auspico che la tecnologia possa aiutarci a gestire meglio le aziende”.
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