Tre acquisti sbagliati nel giro di un anno e mezzo con ripercussioni sul bilancio del club. Poi è facile dare sempre la colpa a Zhang
Non c’è dubbio sul fatto che Marotta e Ausilio abbiano fatto un eccellente lavoro in questi anni complicati per l’Inter – vedi l’operazione Dumfries – ma non volendo appartenere alla loro schiera di cortigiani, evidenziamo quelli che sono stati anche gli errori. Tre su tutti, di cui almeno due col senno del prima. Probabilmente il più grave è l’acquisto di Correa.
Già alla Lazio l’argentino aveva mostrato grandi limiti sotto l’aspetto della continuità e sul piano degli infortuni, che molto spesso sono conseguenze di allenamenti sbagliati e una vita professionale extracampo non all’altezza. È vero che bisognava venire incontro a Inzaghi dopo la cessione di Lukaku accontentandolo con l’acquisto del suo fedelissimo, ma spendere 31 milioni tra prestito, obbligo e bonus era ed è stata una follia. Di sicuro un gran favore a Lotito.
Il secondo grave errore di questi ultimi anni, diciamo dal post Conte in avanti, è stato l’investimento per Gosens. Circa 28 milioni in tutto per un calciatore sì forte, ma al tempo stesso reduce da due seri guai muscolari. Un dirigente di quel livello e ben pagato avrebbe dovuto fare qualche verifica in più sullo stato di salute e sulle prospettive, a seguito di quegli infortuni, del laterale tedesco che ora è ‘incedibile’ quanto Correa. Se poi sono state fatte, allora bisogna cambiare gli informatori. Che poi l’operazione ha comportato una commissione che grida allo scandalo se si pensa che ha avuto come protagonisti due club che tra loro distano appena 51 chilometri. Poi è facile dare sempre la colpa a Zhang…
Il terzo è Lukaku, con la scusante della mancanza di soldi veri per un bomber di un certo livello. E va detto che era difficile dire no a un affare del genere. Il campo, però, dice che il belga è per ora il grande flop della scorsa campagna acquisti estivi. Ha tempo per rifarsi, ma tra prestito e ingaggio costerà la bellezza di 20 milioni di euro. Non ne tireremmo fuori altri per lui, e forse Marotta la pensa come noi.