Per l’ennesima volta, Simone Inzaghi ha per vie traverse parlato di critiche “pilotate”. Al termine di Inter-Benfica, dopo la conquista della semifinale di Champions, l’allenatore dell’Inter torna all’attacco
Analizzando il match del Meazza pareggiato contro il Benfica per 3-3, il tecnico nerazzurro ha dichiarato che la sua squadra ha ampiamente meritato la qualificazione bloccando un avversario forte. Poi, pungolato, sulle continue critiche e sulle voci a proposito di un esonero anticipato, Inzaghi ha voluto ribadire un concetto già espresso molte volte: “So chi parla bene e chi parla male, e so da dove partono certe critiche, ma io lavoro per la squadra e per vivere queste serate“.
E da dove partono, secondo Simone? La frecciata sembra indirizzata alla dirigenza, rea di non averlo protetto abbastanza in questi mesi e di averlo esposto continuamente a valutazioni negative, biasimi e insinuazioni cattivelle.
Per esempio, non dev’essere stato facile per il tecnico piacentino preparare un quarto di finale di Champions mentre tutti lo davano (e lo danno) già per spacciato: un dead man walking del football.
Inzaghi non accetta più critiche e rivendica i traguardi ottenuti con la squadra
Neppure nella serata del trionfo c’è un po’ di pace per Simone Inzaghi. Come ribadito più volte, in termini più o meno diretti, la dirigenza non è soddisfatta del suo operato, nonostante la qualificazione alla semifinale di Champions League dopo il pari al Meazza contro il Benfica. Sul futuro di Inzaghi c’è l’ombra ancora diffusa di un esonero.
Dopo undici sconfitte in campionato, tifosi e società lo hanno di fatto già bocciato. L’allenatore, consapevole di essere inciampato troppe volte in Serie A, si sente comunque orgoglio di aver portato la squadra in semifinale in Coppa Italia e in Champions League.
Dalla parte di Inzaghi c’è anche il direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni. Il suo commento sulle pagine del giornale sportivo ha un titolo abbastanza roboante: “Adesso cacciatelo!“. Per Zazzaroni Inzaghi è stato vittima di troppi attacchi mediatici. Questo il succo. C’è però da dire che il Corriere ha più volte speculato sulla notizia di un esonero anticipato, parlando dei possibili sostituti. Ma il passaggio del turno, evidentemente, cambia tutto.
Zazzaroni, lancia in resta, in difesa di Inzaghi
“Dedico questo spazio a Simone Inzaghi, il bersaglio unico: e adesso cacciatelo!“, scrive Zazzaroni. “Lui sa lavorare e l’ha dimostrato in questi anni, vincendo qualche coppa; Inzaghi che per i giustizieri di ‘sta cippa, velenosi e velinati, è l’anello debole del gruppo perché parla troppo semplice… Simone adesso è in semifinale. Spiaze per chi voleva farlo fuori“.
Fa piacere che Zazzaroni si sia prodotto in questa accorata difesa di Inzaghi. Ma dall’altro lato è disonesto dimenticare che Inzaghi non ha fatto il massimo per l’Inter. Lo scudetto perso l’anno scorso grida ancora vendetta. L’essere momentaneamente fuori da un piazzamento in Champions in campionato è preoccupante. Il mister ha affrontato moltissimi problemi ma non è stato perfetto nella gestione tecnica e tattica del gruppo. E comunque, Zazzaroni dovrebbe aver capito che Inzaghi sa difendersi benissimo da solo. Anche nei momenti in cui sembra indifendibile.
Un grande allenatore sopporta le critiche, sa che sono incontrollabili e sempre in agguato; Inzaghi è sembrato talvolta un po’ troppo permalosetto. E, soprattutto, si è spesso trincerato dietro il ricordo di vittorie non così fenomenali (le Supercoppe e la Coppa Italia). Può riscattarsi. Ma solo con due finali e un quarto posto in campionato.
Il rapporto fra Inzaghi e la dirigenza non è più idilliaco dalla fine della scorsa stagione, ed è cosa nota. Quest’anno, dopo la pausa mondiale, la squadra è crollata. E Marotta avrà di sicuro pensato a sollevare l’allenatore dall’incarico. Pare che lo abbia fermato Zhang in extremis. Per stima nei confronti di Inzaghi? No, perché non ci sono soldi per pagare un traghettatore.