Probabilmente sta giocando troppo, ma il suo rendimento è stato finora impressionante, e Inzaghi non riesce proprio a farlo rifiatare: Mkhitaryan è la vera sorpresa della stagione interista
Una sorpresa enorme: Henrikh Mkhitaryan si è rivelato di gran lunga non solo l’acquisto più intelligente ma anche il miglior giocatore stagionale per l’Inter. Arrivato a zero dalla Roma e accolto senza particolare entusiasmo dai tifosi nerazzurri, l’armeno è riuscito a imporsi come titolarissimo e ad attarsi alla situazione reinventandosi mezzala di sostanza. Tanta corsa, tanti recuperi, strappi, accelerazioni, giocate in grado di fare la differenza, verticalizzazioni (che mancavano dai tempi di Sensi) e sudore.
E non è solo questo a rendere l’armeno un giocatore preziosissimo per l’Inter di Inzaghi. Ultimamente, anche nei momenti più complicati, si è sempre esposto al pubblico, assumendosi l’onere di parlare per la squadra.
Mai una parola fuori posto, mai una scusa. Tecnicamente ha dimostrato di essere un giocatore superiore e soprattutto un serio professionista. La sua qualità tecnica, talvolta, viene offuscata dall’eccessivo dispendio, ma è quello che gli ha chiesto Inzaghi: lottare a centrocampo, essere utile come schermo e come riferimento per lo scarico. L’armeno non ha mai deluso: ha dimostrato di essere il più costante e concentrato.
I numeri di Mkhitaryan: la sorpresa dell’anno
E sta proprio qui la sorpresa: da Mkhitaryan ci si aspettava altro. Un centrocampista bello da vedere e intelligente tatticamente, ma poco adatto fisicamente alla battaglia. E invece l’ex Roma ha stupito tutti. Nella Capitale lo rimpiangono, anche se la scorsa estate non hanno sofferto più di tanto per il suo addio. Tutti tranne Mourinho, che invece ha provato in tutti i modi a convincerlo a restare.
Contro la Juventus nella semifinale di ritorno di Coppa Italia l’armeno ha dato vita a una delle sue prestazioni più importanti e rappresentative. Pur non entrando nel tabellino dei marcatori, in 90 minuti, ha fatto capire a tutti la sua qualità, surclassando i centrocampisti juventini. In tutto ha toccato 53 palloni. Passaggi riusciti al 92%, un’opportunità creata, una sola palla persa. E poi il meglio: cinque interdizioni, sei recuperi, cinque duelli vinti.
Anche contro il Benfica, sia all’andata che al ritorno, l’armeno è stato fondamentale. Le copertine vanno quasi sempre ad altri giocatori, a chi fa goal più spesso o indovina la partita dopo due o tre giornate di appannamento. Mentre l’ex Roma fa sempre il suo, ad altissimi livelli. A trentaquattro anni fa ancora la differenza in campo.
Contrasti, passaggi e tanta corsa
Sì, uno degli acquisti più azzeccati degli ultimi anni. Arrivato a zero, per volontà di Marotta e di Inzaghi. Insieme a Calhanoglu è l’unico giocatore nerazzurro mai sotto ritmo, ma a differenza del turco, Mkhitaryan è un operario ancora più prezioso, perché annulla ogni velleità di personalismo, badando sempre al sodo. Gioca spesso nell’ombra, cerca di essere dovunque, e ogni tanto sbaglia proprio perché poco lucido al momento della decisione finale, ma in ogni azione prova sempre a fare qualcosa di utile.
In Serie ha giocato finora 22 partite dal primo minuto e sei partendo dalla panchina. Ha segnato tre volte, su ventidue tiri totali (sei nello specchio). In ogni match di campionato ha eseguito una media di 35 passaggi con una percentuale di riuscita vicina al 90%. I contrasti vinti sono al 63%. 1851 minuti giocati in totale.
In Champions ha giocato nove partite più una come riserva (ha saltato solo l’inizio della gara con il Bayern Monaco, ultima della gara a gironi) e ha segnato un goal. Ed è il 15° dell’intera competizione per chilometri percorsi: 83,4. Questi i suoi numeri.