A seguito del dietrofront sulla inaffidabilità dello sponsor principale di criptovalute, il club nerazzurro ha preso la propria decisione sul mostrare una nuova effigie ad Istanbul
Non tutto va come dovrebbe. Per l’Inter è stata una stagione particolare sotto diversi aspetti, sia di carattere tecnico e sportivo che di carattere meramente economico. Ma senza alcuna accezione negativa.
Perché per la prima volta dopo diversi anni di turbolenze, perdite in bilancio e conti in rosso, le casse societarie ricominciano a vedere la luce proprio grazie alle eccezionali prestazioni del gruppo di Simone Inzaghi nel corso del proprio percorso in Champions League. Dritti sino alla finale. E qualunque sarà il risultato che accompagnerà l’umore dei tifosi al termine dei novanta minuti della supersfida dell’Ataturk di Istanbul contro il Manchester City di Guardiola, niente è da gettar via.
Un bottino complessivo da quasi 80 milioni di euro, incassi dello stadio compresi, che donano respiro e consapevolezze. Anche fronte costruzione del nuovo stadio, come promosso nuovamente dal CEO Corporate Alessandro Antonello.
Intanto, però, l’Inter dovrà far fronte ad una piccola urgenza, che poi tanto piccola non è. Qualche settimana fa, infatti, sono scaduti i termini di pagamento dell’ultima rata promessa dal main sponsor Digitalbits – lo stesso che ha figurato sulle divise da gara per buona parte della stagione regolare – a seguito di alcune inadempienze di carattere economico-finanziario che hanno coinvolto la società di criptovalute in un mercato nettamente al ribasso dopo il boom del periodo pandemico.
Essersi affidati ad una società che naviga in acque simili è stato per certi versi un azzardo, piuttosto che una garanzia. Eppure non è certo l’Inter a dover far quadrare i conti adesso perché, prima o poi, quei 24 milioni di euro di ammanco base dovranno pur sempre tornare.
Sulla questione bonus, anch’essi non versati, si vedrà. Per i nerazzurri si tratterebbe comunque di un deficit grave sul lungo termine, perché il contratto con lo sponsor prevedeva tre anni di versamenti: quasi 80 milioni di euro complessivi, completamente da rivedere.
La prima mossa essenziale è stata quella della rimozione delle stampe Digitalbits dalle divise da gioco della Prima Squadra, il comparto Femminile e quello Primavera. Per non giungere al cospetto del City nella finalissima di Champions a mani vuote, però, il club nerazzurro avrebbe studiato un’alternativa temporanea non a fini di lucro. Si tratta di ‘Inter Campus‘, nome di un progetto di ‘Inter Futura srl’. Da valutare in quale misura possa essere utilizzato – essendo a scopo benefico – senza incorrere in divieti di natura commerciale imposti dall’UEFA.
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