La Curva del Milan si espone con delle minacce a Dimarco, dopo un coro del giocatore alla fine del derby, e i supporter organizzati dell’Inter danno ragione ai cugini: la Procura ha deciso di indagare sulla questione
Gli ultras dell’Inter sono quindi d’accordo con la Curva del Milan e con i violenti che ha affisso uno striscione sotto casa di Dimarco minacciandolo di “fargli ingoiare la lingua“. La versione dei tifosi organizzati nerazzurri è che Dimarco abbia sbagliato a far partire un coro abolito. Cioè un coro non gradito dal tifo organizzato del Milan.
Lo striscione intimidatorio, “Dimarco pensa a giocare… o la lingua te la facciamo ingoiare“, ha spinto il laterale nerazzurro a un messaggio di scuse su Instagram. Poi sono arrivate le comunicazioni ufficiali dei tifosi milanisti e quelle della Curva Nord dell’Inter: da una parte e dall’altra, sembra ci sia accordo totale nel denunciare il coro partito dal giocatore come inappropriato.
C’è un patto di non belligeranza fra le due tifoserie, per cui alcuni cori, reputati offensivi, sarebbero stati banditi. Non lo sapeva Dimarco, che così si è beccato lo striscione con le minacce. Cosa che ora ha portato all’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Milano.
Le parole usate contro il laterale nerazzurro sono gravi, e hanno dunque spinto la Digos a indagare sull’episodio. Pare che nell’indagine ci sia il coordinamento del dipartimento antiterrorismo, che si occupa anche delle azioni degli ultrà, guidato dal procuratore Marcello Viola.
Per il mondo degli ultras. la questione sembrerebbe conclusa, dopo le scuse di Dimarco e il chiarimento interno da parte di milanisti e interisti. Per i veri sportivi, invece, nulla può dirsi archiviabile. Non è infatti possibile che dei tifosi organizzati si sentano tranquilli nel minacciare così un giocatore per un coro, di per sé non particolarmente offensivo.
Ancora più assurdo, poi, che gli stessi supporter del giocatore minacciato diano ragione ai tifosi avversari, giustificandone il messaggio intimidatorio. Bene, dunque, che la Procura abbia deciso di indagare sul caso Dimarco per “minacce aggravate” dopo lo striscione minatorio.
Dal proprio profilo Instagram, i sostenitori organizzati nerazzurri, attraverso un portavoce, hanno offerto la loro delirante lettura della situazione. “Quanto successo è qualcosa di spiacevole. Federico è un nostro beniamino, lo amiamo alla follia perché cresciuto nel nostro vivaio, e quindi ha un peso specifico diverso. Secondo noi c’è stato un errore che ha commesso lui alla base”. E qui il portavoce ha descritto Dimarco come “un ragazzo di cuore“, che ha vissuto la vittoria “di pancia” lasciandosi andare a dei cori troppo pesanti.
“Quello che succede di solito è che tanti giocatori sfottono il club avversario o fanno sfottò inerenti alle vittorie dell’Inter sul Milan e viceversa. Federico ha fatto una cosa un po’ diversa, andando a cantare un coro che la Nord non fa più per una scelta politica di non parlare più degli scontri… Si può scherzare sulla squadra finale, ma a noi avrebbe dato fastidio se un giocatore del Milan avesse insultato la nostra curva. Lui è caduto nel tranello di insultare la curva del Milan e loro hanno tutte le ragioni per sentirsi arrabbiati su questa vicenda.”
La conclusione, in stile un po’ malavitoso, sottolinea che: “Si è andati sopra le righe“, continua il messaggio, “Uno sfottò a una curva rischia di intaccare equilibri delicati“.
Intanto, riguardo ai fatti che risalgono alla semifinale di andata di Coppa Italia del 4 aprile, i pm di Torino hanno deciso di indagare per istigazione e propaganda all’odio razziale. Pare che la Procura del capoluogo piemontese abbia aperto un fascicolo su 171 tifosi bianconeri, individuati dopo i bu razzisti a Lukaku.
Si continua dunque a discutere di ciò che accadde nella partita Juventus-Inter di Coppa Italia, quando i tifosi bianconeri presenti allo Stadium bersagliarono Romelu Lukaku con cori palesemente razzisti, scatenando così il disappunto del calciatore (poi punito con un’ammonizione per l’esultanza reputata polemica dall’arbitro).
Per la Procura di Torino ci sono dunque 171 soggetti su cui far cadere un daspo. Molti di più dei dieci tifosi individuati dalla Juventus. Ma comunque pochi rispetto alle migliaia di voci razziste segnalate dagli ispettori federali durante il match incriminato.
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