Dal 2010 al 2023 è un attimo: Inter, quante cose in comune con quel Triplete

L’analisi della squadra allora guidata da Mourinho a confronto con quella di Inzaghi. Questa sera c’è in palio un’altra Champions. Tutte le analogie

A distanza di tredici anni dall’ultima volta, l’Inter torna, questa sera, in campo per giocarsi un’altra finale europea. Appuntamento in quel di Istanbul, dove nella splendida cornice di pubblico dell’Ataturk Olympic Stadium’, nerazzurri e Manchester City si contenderanno il titolo di Campione d’Europa.

Simone Inzaghi (LaPresse) – interlive.it

Calcio d’inizio fissato alle ore 21 dove in tanti, a cominciare da tifosi e calciatori, non vedono l’ora. Sale l’ansia, aumenta l’adrenalina ed è per questo che, nel mentre, non si può far altro che pensare allo splendido percorso europeo compiuto in quest’annata dalla squadra di Simone Inzaghi.

Contro ogni pronostico iniziale, i nerazzurri sono, infatti, riusciti nell’intento di ‘polverizzare’ il Barcellona dal proprio girone: motivo per cui, grazie all’1-0 dell’andata e al 3-3 del ritorno, Lautaro e compagni hanno così compiuto l’impresa di classificarsi secondi all’interno del proprio raggruppamento.

Una volta scampato questo brusco ostacolo, è toccato poi a Porto, Benfica e Milan: squadre su cui l’Inter è riuscita ad avere la meglio rispettivamente in: ottavi, quarti e semifinale di Champions. Ora, l’impresa più ardua.

La ‘Beneamata’ troverà ora dinanzi a sé, nel confronto di questa sera, la squadra che, giustamente, sta passando agli occhi di tutti come la formazione, attualmente, più forte in Europa (e non potrebbe essere altrimenti visto e considerato che i ‘Citiziens’ sono prossimi a poter compiere uno splendido Triplete).

Niente da dire però. Anche l’Inter si giocherà, infatti, le proprie carte durante quest’ultimo atto finale della Coppa Campioni. Un percorso il loro, come già annunciato del resto, a tratti davvero sbalorditivo e del tutto inaspettato. Motivo per cui, date anche le attuali circostanze, non si può far altro che ritornare con la testa all’impresa compiuta nel 2010.

Proprio la squadra allora guidata da Jose Mourinho, riuscì nell’intento di conquistare uno storico Triplete: ossia tre strepitosi successi maturati in campionato, Coppa Italia e Champions League.

Ora, una cosa assai simile, potrebbe anche accadere alla formazione di Simone Inzaghi nel caso in cui tutto andasse per il verso giusto. Nel frattempo, eccovi svelate tutte le analogie che accomunano questa squadra a quella di tredici anni fa.

L’Inter di Mourinho e quella di Inzaghi non sono poi chissà quanto differenti tra loro: tutte le similitudini a confronto

Pur essendoci un divario assoluto tra le due compagini, dal punto di vista tecnico chiaramente, l’Inter del 2010 e quella del 2023 non sono poi, in fondo in fondo, due squadre totalmente diverse.

Jose Mourinho e Simone Inzaghi (LaPresse) – interlive.it

Per quale motivo diciamo questo? Se non altro per via del fatto che, partendo proprio dalla retroguardia difensiva di ognuna delle due, entrambe avevano il proprio porto sicuro: quale Julio Cesar nel caso del 2010 e Onana prendendo da esempio questa stagione. Perché, parlandoci chiaro, è proprio questo ciò che si è rivelato il classe ’96 sin qui (peraltro, anche in quella squadra figurava un camerunense, vale a dire Eto’o).

Come se non bastasse, inoltre, l’ex Ajax ha già totalizzato nel corso di questa Champions la bellezza di 8 clean-sheet in appena 12 apparizioni: cosa che riuscì a fare in passato, proprio, lo stesso ‘Acchiappa Sogni’).

D’altronde, pur avendo due moduli del tutto differenti tra loro, anche la squadra di Simone Inzaghi, dal canto proprio, possiede un pacchetto difensivo che, per via degli splendidi risultati conseguiti sin qui, merita la giusta riconoscenza.

Focalizzandoci su Bastoni, poi, proprio il centrale natio di Casalmaggiore può venir paragonato direttamente a Chivu: un centrale mancino che, in quell’occasione, venne schierato da Mourinho nelle vesti di terzino. Entrambi, chi più chi meno, sono infatti in grado di dare la giusta copertura.

Giocando a tre, invece, spetterà ora ad Acerbi provare a contrastare Haaland, anche grazie al supporto di Darmian magari. In quell’epoca, invece, ci pensò il duo SamuelLucio ad annullare totalmente l’allora centravanti del Bayern Monaco, quale Olic.

Sulla destra, poi, non si può far altro che prendere da esempio Maicon: calciatore in grado di mettere in difficoltà qualsiasi difesa avversaria con le sue cavalcate. Parliamoci chiaro però. Lui e Dumfries, attuale esterno destro dell’Inter che momentaneamente impiega proprio quella posizione lì, non hanno nulla a che vedere tra di loro se non fosse per la propria fisicità.

Sotto l’aspetto tecnico-tattico, infatti, non oseremmo mai e poi mai azzardare alcun paragone tra loro. Ciò nonostante, quello visto ultimamente è sicuramente un Dumfries un po’ più in crescita.

Lì in mediana, invece, a fare da collante tra attacco e difesa in quei tempi ci hanno pensato, proprio, Esteban Cambiasso e Javier Zanetti: figure che continuano ad avere a cuore l’Inter tutt’ora.

Mentre, a fare il cosiddetto ‘lavoro sporco’ in questo momento, ci stanno pensando Calhanoglu e Brozovic, quest’ultimo impiegato in concomitanza con Mkhitaryan (colui che può tranquillamente venir paragonato allo Stankovic di quei tempi). Sì, perché così come il serbo, anche l’ex Roma si è, in quest’annata, rivelato l’arma in più dei nerazzurri.

Spingendoci un po’ più oltre, poi, in quella formazione stellare vi era Wesley Sneijder: vero e proprio fantasista di quella squadra. Attualmente, per numeri, quello che si avvicina maggiormente ai suoi standard, è sicuramente Barella.

Tralasciando, infine, Pandev per un attimo – calciatore che, per via dei due moduli del tutto differenti tra loro, non può che essere paragonato al solo Dimarco – sia quella squadra che quest’Inter attuale potevano, e possono tutt’ora, fare affidamento su un tandem d’attacco alquanto importante.

Eto’o-Milito nel caso di Mourinho e Lautaro-Dzeko (dove spesso e volentieri viene impiegato anche Lukaku) nel caso di Inzaghi. Peraltro, oltre ad aver militato entrambi nel Racing Club in passato, e ad essere al tempo stesso argentini, sia il ‘Principe’ che il ‘Toro’ hanno qualche altra analogia tra loro a dir poco spaventosa.

Perché diciamo questo? Se non altro per il fatto che, così come Milito, anche Lautaro arriverà a questa sfida con 28 reti stagionali messe a referto (la stessa e identica cosa successe all’ex Genoa).

Come se non bastasse, poi, lo stesso ‘Principe’ giocò quella finale nell’allora 22 maggio del 2010 indossando, proprio, la maglia numero 22. Ora, a distanza di anni, pensate per un attimo in che giorno si gioca questa finale. Esatto. Proprio oggi. Nel 10 giugno 2023. Ed indovinate un po’ che maglia ha ‘Lauti’? Proprio la numero 10.

Coincidenze e similitudini a parte, insomma, anche l’Inter di quest’anno ha ora la possibilità di poter compiere una sorta di proprio Triplete: vale a dire il cosiddetto ‘Tripletino’, vista e considerata la recente conquista di Coppa Italia e Supercoppa.

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