L’ad Beppe Marotta è intervenuto questa mattina su RadioTV Serie A per parlare del mercato dell’Inter, ritornando sulla questione Lukaku e sull’interesse per Pavard
Beppe Marotta, a petto gonfio, si è confontato a RadioTV Serie A con domande ficcanti di Marco Catteneo e Giorgia Rossi, relative alle delusioni di mercato (Lukaku, Samardzic, Balogun, Scamacca), ai nuovi obiettivi sportivi dell’Inter e alla trattativa ancora in piedi per prendere Pavard. Già con la prima risposta prima, l’ad ha dimostrato di non volersi nascondere.
Incalzato sulla possibilità di un nuovo annuncio d’ingaggio in giornata, Marotta ha lasciato intendere di aver compreso il termine celato del quesito (Pavard) e di non volersi sottrarre al confronto diretto.
“Oggi è impossibile un annuncio“, ha dichiarato l’amministratore delegato nerazzurro. “Ma siamo messi bene. Abbiamo mirato in alto, perché avevamo un’esigenza, un obbligo essere ambiziosi. Non tutto si riesce a realizzare ma non vogliamo illudere i tifosi, come spesso ci rimproverano. Non è un illusione. Vogliamo gente forte, competitiva, quello che ci manca: vogliamo fare un mix tra giovani e meno giovani. Con solo giovani non si vince nulla, né ha senso giocare con una squadra di soli vecchi“.
Dunque, l’ad ha ammesso (lo aveva già fatto prima di Inter-Monza) che l’Inter è fiduciosa di poter prendere Pavard. Consapevole della sfiducia di molti tifosi, scottati dagli affari dati per certi e poi conclusi in questo mercato, ha voluto sottolineare di non voler essere chiaro, proprio per non illudere nessuno.
Marotta non è un novellino. Col sorriso ha ricordato di essere al quarantasettesimo anno di mercato. Le regole sono per più ragioni cambiate. E il calcio contemporaneo si basa sul player trading. “Oggi c’è un calcio diverso dagli anni Novanta, bisogna rincorrere le opportunità, e non possiamo fare dei veri investimenti. Oggi nei nostri bilanci le uscite devono rappresentare una caratteristica, non c’è una società in Italia che vuole o può investire 200 milioni in una campagna estiva“.
Inevitabile la domanda sull’addio di Lukaku. “Immaginavamo di raggiungere certi obiettivi sul mercato, e non li abbiamo raggiunti. E intanto abbiamo perso anche altri giocatori“, ha risposto l’ad, riferendosi probabilmente a Dzeko, lasciato andar via nella convinzione di poter trattenere Lukaku.
“Lukaku ha lasciato tanta delusione, mi limito a dire questo“, ha detto ancora Marotta. “Non so dove andrà. Ma intanto cominciano a chiudersi tante strade. Non penso possa arrivare in Italia. Ormai mancano dieci giorni…”
“In questo periodo non passo notti insonni per calciatori che non rispettano le parole date. Oggi purtroppo accade così, e bisogna adattarsi a un sistema che è cambiato anche nei valori, nelle condizioni economiche dei club. Mi affeziono agli uomini, ma le bandiere non ci sono più, i calciatori sono guidati dai loro agenti e i trasferimenti sono più frequenti. I Mazzola, i Rivera che non cambiavano mai, oggi anche i big si spostano perché ogni trasferimento mette in moto del denaro tra tanti attori coinvolti“.
Marotta ha poi dichiarato di riscontrare nella nuova Inter un carattere di forte competitività. “Per me, allo Scudetto, si candidano le solite squadre, non so se le altre sono più forti dell’Inter, ma direi che partiamo tutte alla pari tra quelle in testa“.
Rispetto alla cessione di Onana, l’intervistato ha riferito che non sarebbe stato possibile trattenerlo. “Quando un calciatore viene richiesto da un club più ricco è difficile trattenerlo. Davanti a richieste importanti i club italiani non possono rifiutare. Onana è arrivato a parametro zero per un’intuizione di Ausilio e venduto a 50 milioni; un’operazione positiva. Non potevamo concorrere con l’offerta che gli è arrivata, questo è il compito dei nuovi profili manageriali, attività di scouting e individuare subito gli avvicendati“.
Parlando del fenomeno arabo, Marotta ha voluto porre l’accento sull’imprevedibilità di una situazione che non era stata ben interpretata e quindi studiata. “Hanno preso almeno ventidue giocatori di fascia alta, e non è come il campionato cinese che prendeva giocatori quasi a fine carriera. Hanno però versato soldi nelle casse europee. Il che non è per forza positivo, dato che è venuta meno anche una competitività economica. Da quanto so hanno speso solo per acquisizioni di diritti tv 700 milioni e hanno qualche miliardo a disposizione. Poi la volontà del giocatore pesa“.
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