Beppe Marotta già ha deciso cosa farà “da grande”, dopo il suo addio all’Inter: l’attuale ad nerazzurro pensa a un nuovo ruolo
Giovedì pomeriggio, a Milano, Beppe Marotta è intervenuto come relatore speciale alla presentazione di Odio il calcio, ultimo libro del giornalista di Libero Fabrizio Biasin. E nel corso della chiacchierata il dirigente ha stupito tutti con una dichiarazione a sorpresa a proposito del suo futuro lavorativo. Pare infatti che Marotta abbia già le idee chiare su cosa fare nei prossimi anni.
Con voce sicura, Marotta ha dichiarato che l’Inter sarà l’ultimo club in cui lavorerà come dirigente. E dopo? L’amministratore delegato interista ha aggiunto che non gli dispiacerebbe addentrarsi nel mondo della politica sportiva.
Gli interisti, che giudicano Marotta come il vero artefice del cambio di passo in termini di risultati del club, temono dunque che il dirigente possa lasciare alla fine della prossima stagione. Il contratto coi nerazzurri scadrà infatti nel 2025.
C’è da dire che la scadenza potrebbe anche essere allontanata con un prolungamento. Maratta, infatti, non ha detto di voler concludere alla fine dell’attuale contratto ma solo di non voler lavorare per altre squadre dopo essere stato nell’Inter.
Durante la presentazione del libro di Biasin, Marotta ha parlato anche di mercato e di Scudetto, sostenendo che l’Inter ora è un brand forte e rispettato, che la squadra è competitiva e vogliosa di raggiungere grandi traguardi. Come per esempio il ventesimo scudetto. “Sì, è chiaro che la seconda stella è qualcosa di importante, è qualcosa di storico“, ha detto l’ad, “che ti rimane sulla maglia. Però ne abbiamo già parlato troppo“.
Marotta lascia l’Inter: l’addio per approdare a un ruolo istituzionale
L’annuncio che l’Inter sarà l’ultima squadra della carriera di Marotta può essere letto anche con un grande segnale di rispetto nei confronti dell’esperienza in nerazzurro. Da simbolo juventino, Beppe Marotta si è trasformato in pochi mesi in un eroe della storia nerazzurra, dimostrando lealtà, serietà e grande competenza. “Sicuramente l’Inter sarà l’ultima squadra in cui lavorerò“, ha spiegato Marotta riguardo al suo addio. “Potrei migrare in politica, magari come tecnico nell’ambito dello sport, ma non con la tessera del partito“.
Il punto ora è capire quando questo addio di Marotta al ruolo di dirigente potrebbe essere formalizzato. Non rinnoverà con l’Inter. Dipenderà anche da ciò che succederà a Zhang e di conseguenza alla società. Le cose saranno più chiare a maggio, quando scadrà il termine per il pagamento del debito con interessi a Oaktree.
Insomma, il futuro di Marotta all’Inter potrebbe essere anche legato a quello di Steven Zhang. Via il presidente cinese, potrebbe decidere di andar via anche il dirigente varesino, chiudendo in nerazzurro la sua pluriquarantennale storia da uomo di calcio.
Il progetto dell’Under 23: l’ad parla chiaro
Nei giorni scorsi di è parlato della possibilità di dar forma a una squadra B: una formazione Under 23 da inscrivere in Serie C, cioè in Lega Pro, come succede per esempio alla Juventus. Vuol farlo anche l’Atalanta, che ha cominciato a muovere i primi passi burocratici ufficiali in questa stagione per poter raggiungere l’obiettivo. La squadra B del Milan, invece, potrebbe concretizzarsi nel 2024-25.
Quella dell’Inter, in teoria, potrebbe nascere subito, dato che il club nerazzurro è salito al primo posto nel ranking per le squadre B composte da Under 23. Il progetto, com’è noto, è vecchio pallino dell’ad Beppe Marotta. La deadline per la presentazione delle domande scadrà nel maggio 2024. Ma ci sono alcuni ostacoli fondamentali.
“Come sapete la prima è stata la Juventus, poi è arrivata l’Atalanta. Secondo me sono uno strumento indispensabile per la crescita dei giovani“, ha detto l’ad a proposito delle squadre B. “Il passaggio da Primavera a prima squadra è molto difficile, manca quello step intermedio che possa consentire una crescita, che può essere l’Under 23. Però, e faccio mea culpa, mancano le strutture adeguate: dove la facciamo allenare? Dobbiamo risolvere questo problema. Che riguarda l’Inter, ma anche tante altre società. Intendo quello delle strutture in Italia“.