Marcus Thuram avrebbe dovuto e voluto vestirsi di nerazzurro già due anni fa, ma ora è pronto a vivere il suo sogno da protagonista
Thuram ha scelto l’Inter per crescere e per realizzare un sogno. Intervistato da DAZN, l’attaccante francese si è raccontato, rivelando particolari interessanti su molte questioni. Dall’infortunio che gli ha impedito di trasferirsi subito all’Inter al feeling con Lautaro e Dimarco.
L’attaccante transalpino è partito da lontano, svelando le ragioni del proprio amore per Dragonball, prima come anime e poi come manga. Per Tikus Goku è dunque riferimento che lo ha accompagnato dall’infanzia a oggi. Un eroe che sorride sempre, proprio come Thuram. Marcus sa di essere già importante per l’Inter, anche se la realtà sta superando le aspettative di tutti.
“Quando sono arrivato non ho pensato all’impatto che potevo avere, ho pensato solo a inserirmi meglio possibile“, ha dichiarato il francese. “Sapendo l’italiano era più facile. Sapevo che la squadra era già fortissima, e io volevo inserirmi nel gioco. Tatticamente sono molto migliorato da quando sono qui“.
Dopodiché, Thuram ha raccontato qualcosa del suo goal più bello e forse più importante in questi mesi a Milano: quello nel derby. “In una ripartenza Lauti ha mandato Denzel in profondità. Sono andato a recuperare palla e poi ho visto che Thiaw non mi ha attaccato subito e l’ho puntato. Essendo in uno contro uno avevo il tempo di tirare e ho fatto goal. Quando chiudo gli occhi e penso alla partita penso all’ingresso in campo con le due coreografie: un momento speciale“.
Poi Thuram ha parlato delle sue esultanze, tutte motivate da un riferimento a qualche amico o da una reazione emotiva. “Quando ho segnato con la Fiorentina mi è venuto di portarmi le mani alle orecchie perché in tutte le partite a San Siro si sente un rumore incredibile. Forse dei goal fatti quello che mi sono goduto di più è stato con la Roma. Era un’atmosfera particolare. Ho preso il tempo per godermi l’esultanza“.
La scelta di imitare le esultanze di Dimarco e di Lautaro nasconde invece da uno studio dell’Inter e della sua storia recente. “Quella di Dimarco l’avevo vista in Germania, era bella e mi è rimasta. Allora volevo farla con lui. Quando ho provato a imitare con Lautaro, non gli è piaciuta… Mi ha detto qualcosa dopo ma nulla di particolare…“.
Marcus Thuram voleva l’Inter da due anni: “C’era un feeling spontaneo“
Tikus si è poi soffermato sul suo rapporto con Benzema. Un attaccante che lo ha ispirato tanto. Un 9 che sa fare il 10, e anche l’ala. “In ogni porzione di campo può portare una soluzione alla squadra e questo è il 9 che voglio essere. Mi ha dato tanti consigli ma il più importante è rispettare il gioco: tirare se devi tirare, passare se devi passare. Serve sempre la risposta giusta“.
Sul perché ha scelto l’Inter, Thuram ha spiegato di aver sempre sentito un feeling particolare con i colori nerazzurri: “Mi ero fatto male due anni prima quando dovevo andare all’Inter. Mi ha fatto malissimo perché mi ero già immaginato di essere qui. Volevo venire qui“.
“Uno degli ultimi giorni del mercato, avevo parlato con l’Inter tutta la settimana. Pensavo di andare all’Inter e invece mi sono fatto male nel primo tempo e sono rimasto al Borussia. Non mi ero accorto subito che era grave. Ho continuato a giocare 5′ e poi ho smesso perché mi faceva male, ma non pensavo fosse gravissimo“, questo il racconto di quel momento difficile fatto dal francese. Con una postilla: l’Inter gli è stata sempre vicina, e Marcus ha notato che i nerazzurri erano persone brave, rispettose.
Un nuovo ruolo e un nuovo destino
L’intervistato ha poi spiegato che è solo dall’anno scorso che gioca come 9 per tutta la stagione. “Ma Ausilio mi aveva visto 9 due anni prima e questo mi ha aiutato nella scelta, come penso che il percorso fatto prima mi abbia aiutato a essere il 9 che sono oggi“.
Sui ricordi dei dieci anni vissuti in Italia, Thuram ha chiamato in causa le partite del papà a Torino, l’amicizia con Federico Chiesa a Parma. “Ho un bel rapporto con Weah, parlo spesso con lui“.
“Io non vedevo Lilian Thuram, io vedevo mio papà. Lui prima non voleva che diventassi calciatore, poi ha visto che amavo il calcio… A me non piaceva difendere, mi piaceva avere la palla, fare goal. Io dico sempre che i difensori non rendono la gente contenta perché impediscono i goal“.
Infine, due parole su Ronaldo il Fenomeno. “Un idolo. Da piccolo avevo una coperta che non volevo mai lasciare. Mia madre voleva togliermela e io non volevo, allora mi ha detto che doveva darla a Ronaldo e io gliel’ho data. Non so dove sia finita…“.