Il dato emerso conferma l’incapacità dell’Inter di investire nel modo giusto risorse importanti per l’approdo di nuovi terzini, con la gestione Marotta-Ausilio tutto è cambiato in meglio
Aver presentato in via ufficiale l’innesto di Tajon Buchanan alimenta la voglia dell’Inter di porre rimedio ai piccoli difetti strutturali evidenziati nel corso della prima metà di stagione, soprattutto lungo una corsia esterna spesso soggetta a qualche assenza di troppo. Nello specifico, la dirigenza nerazzurra ha dovuto fare il possibile per velocizzare l’operazione di acquisto e sopperire all’assenza di Juan Cuadrado, fermo per i prossimi mesi causa infortunio.
Il nuovo esterno canadese è giovane, fresco e con buone possibilità di crescita. Un pacchetto completo prelevato dal Club Brugge per una cifra complessiva inferiore ai 10 milioni di euro comprensivi di bonus. Niente male. E pensare che lui, come Denzel Dumfries ormai saldamente a capo della corsia esterna destra dopo il suo arrivo dal PSV un paio di stagioni or sono per poco più di 14 milioni, rappresentano delle ottime soluzioni ma non le più pagate della storia dell’Inter.
Nel corso delle annate passate, infatti, il club nerazzurro ha attraversato momenti in cui ha investito ben più di quel che avrebbe potuto fare. Trovandosi di fronte a calciatori di buona caratura, certo, ma che non avrebbero mai potuto giustificare prezzi improponibili sul mercato. Prezzi ai quali l’Inter ha dato seguito e su cui ha investito ad occhi chiusi.
Basti pensare al terzino destro Dalbert, prelevato per 21 milioni di euro dal Rennes. Oppure Valentino Lazaro dall’Herta Berlino per 22,4 milioni di euro. E ancora Robin Gosens, lontano dalla sua migliore condizione raggiunta con l’Atalanta, per 27,4 milioni. Qualche affare, insomma, è stato decisamente sopravvalutato e l’Inter è stata costretta a segnare in rosso sui bilanci delle annate di riferimento delle situazioni di perdita notevole.
Tale statistica evidenzia quanto errate siano state alcune operazioni sotto il profilo meramente economico in relazione ai risultati ottenuti da ciascun protagonista in passato, soprattutto prima della gestione degli affari di mercato nelle mani di Giuseppe Marotta e Piero Ausilio. Con loro l’Inter ha cambiato nettamente strategia, preferendo investire il meno possibile e preferendo opzioni a parametro zero per ridurre l’impatto gestionale di ciascun profilo in squadra. Strategia che, a lungo andare, sta portando grandissimi frutti.
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