Beppe Marotta ha già svelato tempo fa che l’Inter sarà l’ultima squadra con cui lavorerà in ambito calcistico: ecco nuovi dettagli sul suo futuro
L’amministratore delegato dell’Inter è stato il primo ospite del 2024 di Wolf – Storie che contano, il podcast condotto da Fedez. La Gazzetta dello Sport ha già fornito alcune succulente anticipazioni dell’intervista che andrà in onda domani. E a quanto pare Marotta si è concentrato soprattutto sul suo ruolo di dirigente dell’Inter, sul rapporto con i tifosi nerazzurri e Suning.
L’arrivo di Marotta a Milano è oggi considerato un capitolo importante per la storia dell’Inter. Ma a quanto pare lo stesso dirigente varesino era conscio del fatto che la sua migrazione dalla Juve all’Inter potesse infastidire qualcuno.
“Quando sono arrivato all’Inter, forse la tifoseria mi ha visto come un intruso o peggio, visto che provenivo dalla Juve“, ha rivelato Marotta. Aggiungendo poi che nello sport contano solo i risultati. E con le vittorie, i tifosi dell’Inter hanno subito cominciato ad apprezzare il loro nuovo dirigente.
“Per merito e per fortuna, da quando sono arrivato all’Inter, sono arrivati buoni risultati. Quindi ora credo di essere simpatico a buona parte degli interisti“, ha concluso l’ad della società nerazzurra. Dopo aver rispolverato i ricordi del suo esordio con l’Inter, Marotta ha voluto parlare anche del suo futuro. E di nuovo ha confermato che l’Inter, con cui ha rinnovato fino al 2027, sarà la sua ultima squadra.
“Quando chiuderò la mia esperienza all’Inter, voglio continuare a dedicarmi allo sport, ma in una dimensione diversa. Vorrei occuparmi dello sport come fenomeno sociale“, ha raccontato l’intervistato. Da qui, Marotta ha cominciato a spiegare i punti su cui crede che ci sia bisogno di insistere. L’Italia, secondo l’ad nerazzurro, è un Paese sportivamente indietro sia sulle strutture che nella pratica di base.
In questo senso, l’ad vorrebbe mettere a disposizione la sua esperienza affinché bambini e ragazzi possano avere più spazi e possibilità, a livello gratuito, di giocare a calcio.
E l’Italia è carente anche in tema di strutture più importanti, come gli stadi. “Lo stadio è la casa dell’appartenenza calcistica, il luogo dei sentimenti, la storia. Ma gli stadi devono essere anche una fonte di reddito per le squadre. Anche in questo il calcio italiano è enormemente indietro rispetto ai principali campionati europei“.
Spiegando che gli stadi dovrebbero oggi essere strutture moderne e non vetusti, Marotta ha insistito sulla necessità di svincolarsi da San Siro. “Il Meazza va rispettato come icona, perché è stato un contenitore di grandissime emozioni, di passioni, rappresenta la storia. Ma bisogna guardare avanti“.
“Purtroppo“, ha continuato Marotta, “gli interventi strutturali sugli stadi in Italia sono regolamentati da un’infinita serie di livelli burocratici e amministrativi“. Ecco perché ogni tipo di intervento sembra impossibile e perché l’Inter sta cercando delle strade alternative.
L’intervistato ha analizzato le ragioni della crisi del calcio italiano, che secondo lui riflettono la situazione precaria dell’economia nazionale, spoglia di grandi imprese e di grandi flussi di capitali. “Una volta c’erano grandi industriali che sostenevano il calcio e non solo. Quindi è stato necessario trovare altre strade e capitali al di fuori dei confini nazionali. Oggi la presenza di capitali stranieri nel calcio italiano è molto forte, fortunatamente. Noi ringraziamo Suning“.
Il problema è anche relativo al sistema scolastico italiano che non incentiva la pratica sportiva: “Non abbiamo una realtà come quella americana, dove lo sport dalle high school ai college è una componente fondamentale del percorso formativo dei ragazzi, anche attraverso le borse di studio sportive. Altro grande problema è la mancanza di strutture per lo sport di base e giovanile“.
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