Sempre più incisivo Calhanoglu con l’Inter, è già meglio di Brozovic ed era seguito dai nerazzurri sin dai tempi della sua avventura al Bayer Leverkusen prima dell’approdo in Serie A
L’Inter ha vantato spesso nel corso della propria storia centenaria un centrocampo di livello. A qualche profilo di esperienza o di contorno sono stati affiancati veri e propri campioni, fuoriclasse, calciatori che con la propria qualità hanno saputo scolpire negli annali trionfi e soddisfazioni. Non soltanto personali, ma anche di squadra.
Come accaduto anche nel corso delle ultime annate, a cavallo tra la gestione di Antonio Conte e quella di Simone Inzaghi, con Marcelo Brozovic. Affiancato da Nicolò Barella ed Henrikh Mkhitaryan, il centrocampista croato era uno degli imprescindibili. Prima che l’infortunio e la sua dipartita verso il calcio arabo di Saudi Pro League lasciassero spazio ad un altro calciatore come Hakan Calhanoglu di prendere il sopravvento.
Molto si è già detto sulle gesta e la crescita improvvisa del turco nel ruolo di playmaker dopo aver giocato buona parte della sua carriera come rifinitore e trequartista di raccordo fra il reparto mediano e quello offensivo. Oggi però il suo livello ha raggiunto vette tanto elevate che è impossibile non certificare quanto la sua presenza abbia di gran lunga superato l’importanza di Brozovic in precedenza.
Soltanto in questa stagione Calhanoglu ha rotto record sia sotto il profilo prestazionale che di score, avendo segnato su calcio di rigore più di chiunque altro. E ogni qualvolta ha il pallone fra i piedi, compie magie.
Come il lancio da più di sessanta metri di portata che ha spezzato in due la Juventus prima di servire lungo il versante offensivo sinistro l’incursione di Federico Dimarco. Giocata da mani nei capelli e bocca aperta, una fotografia precisa di quanto sia essenziale per rompere le linee con lampi improvvisi. E l’Inter oggi gode di uno dei calciatori più completi d’Europa.
Fortuna che la dirigenza nerazzurra sia stata tanto paziente e lungimirante da attendere il suo svincolo dal Milan a parametro zero, prima dell’approccio definitivo concluso nel giro di ventiquattro ore contate. Del resto andava sostituito subito Eriksen, vittima di un problema al cuore durante l’Europeo. Il direttore sportivo Piero Ausilio seguiva il turco dall’epoca del Bayer Leverkusen e prima o poi il momento ideale sarebbe arrivato. Come volevasi dimostrare.
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