Secondo alcune voci Inzaghi starebbe ancora ripensando a come sarebbe andata a finire la finale di Champions con il City con Mkhitaryan al 100%
Di certo non è il solo. Tutti i tifosi nerazzurri si sono accorti che quel 10 giugno, entrato Mkhitaryan nel secondo tempo al posto di Hakan Calhanoglu, l’Inter cominciò a girare molto meglio. Il turco non era in giornata: sentiva troppo la pressione di giocare la finale di fronte al pubblico “amico” di Istanbul e non si trovava più a suo agio come mezzala.
Il classe 1989 nato a Erevan, in Armenia, veniva da un infortunio e ha fatto il massimo per recuperare per tempo. Probabilmente era pronto, ma Simone Inzaghi ha deciso di non rischiarlo dal 1′. Scelta sbagliata, a posteriori: con l’armeno in campo l’Inter ha giocato in un altro modo.
In tutto Mkhitaryan giocò meno di 10′ contro il City, ma in quei pochi minuti l’Inter cambiò volto. L’Inter avrebbe battuto il Manchester City con Mkhitaryan e Barella schierati come mezzali e Calhanoglu in regia al posto di Brozovic? Non è dato saperlo. Anche se qualche dubbio sorge, specie oggi, vendendo come gioca il centrocampo attuale nerazzurro.
La realtà è che l’Inter ha perso la finale per gli errori di Lukaku (il goal salvato sul colpo di Dimarco, soprattutto) e per la magia di Rodri. Ma è pur vero che con l’armeno in campo l’Inter schiacciò il City nel finale.
Lo stesso Henrikh Mkhitaryan ha rivelato ultimamente di non aver mai rivisto la finale di Champions League persa dall’Inter contro il Manchester City. Quell’assenza gli è pesata. Come di certo è pesata a Inzaghi. Il trentacinquenne è un intoccabile per il tecnico piacentino. Non a caso, è il calciatore che ha giocato più minuti di tutti i suoi compagni di squadra in questa stagione, a eccezione del portiere Yann Sommer.
Il passato è il passato. Ora bisogna pensare alla Roma, prossima avversaria dell’Inter in Serie A. E anche questa sfida ha però ha a che fare con i ricordi per l’armeno. Un anno e mezzo fa Mhkitaryan era ancora un giocatore giallorosso. E tutti ricorderanno la rabbia di Mourinho, che non voleva assolutamente perderlo.
I tifosi della Roma, dato che l’armeno aveva allora trentatré anni, pensavano che la sua partenza a zero non fosse affatto una grave perdita. Lo Special One, invece, aveva capito che i giallorossi lo avrebbero rimpianto. Come in effetti è.
L’ex Borussia, United e Arsenal adesso è felice all’Inter. Non sbaglia quasi mai una partita. Dà sempre il massimo. Opta per passaggi intelligenti, apparentemente facili, riesce a posizionarsi nel posto più utile per bloccare le linee di transizione agli avversari. Corre tantissimo, fornisce assist, guida la squadra aiutando in difesa e costruendo a centrocampo.
Grazie a questo impegno l’armeno è uno dei pilastri dell’Inter di Inzaghi. L’allenatore non rinuncerebbe mai all’ex Arsenal, anche se l’età dovrebbe permettergli più riposo. Con Davide Frattesi infortunato e Davy Klaassen poco affidabile non è certo questo il momento per sedersi in panchina.
Sabato dovrà affrontare il suo passato. Partendo di nuovo titolare, come ha fatto anche lo scorso 29 ottobre. Dell’altro ex della sfida, Romelu Lukaku, stavolta si parla molto meno. All’andata Big Rom si lasciò travolgere dai fischi e non toccò palla. Ora sarà in cerca di vendetta. Acerbi è chiamato a fermarlo.
Anche Lukaku è uno di quelli che pensa che la finale di Champions della scorsa stagione sarebbe potuta finire diversamente con una formazione diversa dal 1′. Si vedeva in campo, Big Rom. E non ha mai digerito quella bocciatura. Avrebbe potuto dimostrare il suo valore in campo, lì a Istanbul, ma non c’è riuscito…
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