I campioni accettano sempre con malanimo la panchina, ed è facile che anche in fasi positive della stagione possa sorgere della tensione in spogliatoio
Sembra che all’Inter anche le personalità più difficili e capricciose abbiano finalmente capito il senso di giocare in una squadra dagli obiettivi importanti e unita, dove il tutto trascende il singolo e ciascuno è chiamato a dare ciò che può, nel momento del bisogno. Prima Marko Arnautovic e poi anche Alexis Sanchez si sono uniformati allo spirito comune di grande collaborazione. E i risultati si vedono.
Simone Inzaghi è riuscito a dar forma a una squadra con undici titolari fissi e altri sei o sette interpreti chiamati a mettersi a disposizione con grande abnegazione e lucidità. Nessuno sbuffa, nessuno sgomita. La prova è stata offerta dai festeggiamenti al primo goal di Asllani contro il Genoa. Ha segnato un ragazzo che non ha troppo spazio per mettersi in mostra, se non quando il titolare (Calhanoglu) alza bandiera bianca.
Tutti quelli in campo e tutti i giocatori in panchina si sono uniti al grande abbraccio di celebrazione di quel goal, importante per l’Inter e il suo cammino verso la seconda stella ma fondamentale anche per lo stesso Asllani (questo è stato il suo primo centro con la maglia nerazzurra).
Il secondo goal contro il Genoa è invece arrivato dai piedi di Sanchez. Il cileno, noto per la sua insofferenza alla panchina e per le sue dichiarazioni social e mediatiche tese a rivendicare un ruolo da protagonista, sembra aver trovato pace nella nuova dimensione da jolly chiamato ad alzare il livello qualitativo dell’attacco e a giocare per la squadra, anche se per pochi minuti.
Anche la Gazzetta dello Sport ha notato che quest’anno nello spogliatoio dell’Inter la tensione è la grande assente. In sostanza sembra un ricordo lontano tutto quel nervosismo che animava lo spogliatoio nerazzurro nella passata stagione.
Alta tensione in spogliatoio: un problema risolto
Simone Inzaghi è maturato anche in questo: sa gestire meglio il gruppo. In tutte le interviste, oltre a celebrare i protagonisti in campo, si preoccupa sempre di pronunciare parole di lode per quelli che giocano meno: Asllani, Bisseck, Klaassen, Frattesi, Sanchez, Arnautovic. Ed è così che, quando chiamati all’appello, questi interpreti rispondono nel migliore dei modi.
“Istanbul lo ha fatto crescere“, si legge sul quotidiano sportivo. E questo perché Inzaghi ha capito l’importanza del coinvolgere tutti i giocatori in rosa. “Tutti coinvolti, nessuno escluso, concedendo fiducia anche nei grandi appuntamenti. Lo spogliatoio ha apprezzato“.
Ovviamente conta anche il fatto che lo spogliatoio si sia liberato di alcuni elementi ingombranti. “Depurato da due-tre figure ormai non più titolari e non più positive”. Il riferimento chiaro anche se non espresso è a Lukaku, che la scorsa stagione soffriva la compresenza con Dzeko. Forse a Brozovic, che non accettava di lasciar spazio a Calhanoglu e probabilmente ad Handanovic che per tutta la prima parte della scorsa stagione ha puntato i piedi, per ribadire il dominio della porta a discapito di Onana.
Ora lo spogliatoio appare completamente unito e retto con coscienza da Inzaghi. I ragazzi sono affiatati e si aiutano l’un l’altro. Non ci sono più gelosie evidenti né musi lunghi. C’è Thuram che anche dalla panchina gioisce più ai goal dei compagni che ai propri. C’è Pavard che ha portato mentalità ed entusiasmo. C’è Frattesi: sempre pronto a dare il massimo o ad accettare senza fare un fiato la panchina.
L’unico corpo avulso dalla rosa è Sensi, anche per via dei vari infortuni subiti anche in questa stagione. L’altro che gioca poco perché rotto, e cioè Cuadrado, si fa vedere allo stadio, tifa, scherza sui social con i compagni e fa gruppo.