Lavorare con Marotta è semplice e al contempo assai complicato: c’è chi ci ha litigato più volte. Ma per l’Inter è un bene
Sì, è un bene poter contare su un direttore così tosto e appassionato. L’ad nerazzurro Beppe Marotta continua da anni a essere descritto come un’inquietante eminenza grigia. Un uomo dal potere politico così forte, nel calcio, da poter influenzare dirigenti di squadre avversarie, arbitri, presidenti di Lega e commissari della procura federale. Per denunciarne l’eccessiva autorità, i tifosi di Juve e Milan parlano spesso di Marotta League.
Il fine è quello di suggerire che il cammino trionfale dell’Inter nel campionato in corso sia in realtà tutto merito del peso istituzionale di Marotta. Il dirigente varesino ha tuttavia dimostrato di avere la schiena dritta e di essere immune a simili critiche.
Ha lasciato la Juve quando ha capito che qualcosa non tornava nella gestione dei conti del club. E lo ha fatto proprio per serietà nei confronti del gioco del calcio. All’Inter si è sempre esposto con correttezza verso chiunque: colleghi, avversari, collaboratori, tesserati, arbitri. Anche in momenti assai delicati.
Chi lo conosce sa che di Marotta ci si può fidare. Uno dei dirigenti a lui più intimi è l’attuale amministratore delegato del Sassuolo, Giovanni Carnevali, che in passato fu un collaboratore di Marotta.
Tutte le volte che Carnevali ha litigato con Marotta: la confessione
L’altro giorno Carnevali si è concesso a una lunga intervista ai microfoni del programma Storie di Serie A di Alessandro Alciato su Radio Tv Serie A, per parlare della sua esperienza in neroverde e del suo rapporto con l’amico-maestro Beppe Marotta, un dirigente con cui, a quanto pare, ha litigato varie volte.
“Al Sassuolo sono stati undici anni straordinari“, ha dichiarato Carnevali. “E se penso al cammino fatti sin qui tutti insieme, dico che è stato raggiunto qualcosa di straordinario“. Ripercorrendo il proprio cammino nel calcio, l’intervistato ha raccontato di come a 25 anni abbia rifiutato un ingaggio nella Salernitana, per concentrarsi sugli studi. Poi ha ripercorso gli esordi della sua carriera dirigenziale alla Milanese.
“Poi un giorno mi chiamò Marotta che era appena arrivato al Monza“, ha svelato Carnevali. I due si erano conosciuti, perché Marotta aveva acquistato due giocatori dal Varese, il club in cui lavorava Carnevale. “Andai a Monzello e con Marotta nacque subito un bel feeling. Lo conoscevo come dirigente e lui mi conosceva come giocatore“.
Le cause dei litigi più aspri
Carnevali suggerì a Marotta un altro tesserato del Varese e Marotta si fidò. Carnevali abbassò la pretesa economica cedendoglielo gratis: “Da lì è iniziato questo rapporto di fiducia: è stato il mio maestro. Se andava a Coverciano, mi offrivo di portare la macchina, perché per me era un’occasione per poter imparare qualcosa“.
Oggi fra i due dirigenti c’è un rapporto di stima e di reciproco affetto. Carnevali ha seguito a lungo Marotta, lavorando come team manager o addetto marketing. “Da lì è nato un rapporto di amicizia ma anche di litigi, perché quando si fanno le trattative bisogna fare gli interessi del proprio club“.
Carnevali ha infatti confessato di aver litigato parecchie volte con Marotta. Cioè tutte le volte che si è trattato di difendere gli interessi del proprio club: “Il litigio è nella trattativa, una trattativa animata, dove ci sono anche persone che assistono. Di certo queste persone si divertono a vedere due amici che discutono. Le discussioni maggiori nascono quando ci sono di mezzo gli atleti“. E non potrebbe essere altrimenti.